martedì 7 Ottobre 2025
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Occupazione al Plauto: Studenti contro Governo e Ddl sulla Palestina

Questa mattina, il liceo Plauto di Roma è stato oggetto di un’azione di riappropriazione studentesca, un gesto che gli occupanti, esponenti della sigla Osa, definiscono come un atto di rivendicazione democratica.

L’azione si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazione civile che sostiene la resistenza palestinese, percepita come un grido di giustizia in risposta a dinamiche geopolitiche complesse e profondamente disuguali.

Gli studenti esprimono una profonda critica nei confronti dell’attuale governo, accusandolo di collusione con le politiche israeliane e di non rappresentare gli interessi della collettività.

La richiesta di dimissioni del Presidente Meloni è una diretta conseguenza di questa percezione di distanza tra potere esecutivo e volontà popolare.

Un elemento centrale della protesta è la denuncia di un’ingiustificata direttiva emanata dall’Ufficio Scolastico Regionale che impone una censura sui temi relativi alla Palestina, un tentativo di soffocare il dibattito critico e reprimere le voci dissenzienti.
Questa restrizione alla libertà di espressione è vista come un attacco diretto ai principi fondamentali della laicità e della democrazia all’interno dell’istituzione scolastica.
L’occupazione si estende, inoltre, a una denuncia delle condizioni precarie in cui versa l’edificio scolastico, aggravate dall’ipocrisia di un sistema che destina ingenti risorse a spese militari, trascurando i bisogni primari degli studenti e la manutenzione delle strutture educative.
La priorità dovrebbe essere l’investimento nell’istruzione, non nel conflitto.

Particolare allarme è suscitato dalla prospettiva dell’approvazione del Ddl 1627, un provvedimento legislativo che gli studenti considerano una palese tentativo di manipolazione ideologica.

Il disegno di legge, infatti, prevede l’istituzione di corsi volti a contrastare l’antisionismo, equiparandolo all’antisemitismo, e introduce divieti espliciti sulla discussione e la critica nei confronti di Israele.

Questa norma è percepita come un’operazione di repressione del dissenso e un tentativo di imporre una narrazione univoca e censurata.
L’azione degli studenti del Plauto si configura, dunque, come un atto di resistenza contro un sistema che, a loro avviso, sacrifica i diritti e le istanze di una generazione sull’altare di interessi geopolitici e di un’ideologia imposta dall’alto.
Il messaggio è chiaro: “Soldi alla scuola, non alla guerra!”.

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