22 settembre 2024 – 16:01
Quindici corone e cuscini adornano il feretro di Stefano Rabaglio, mentre dieci labari sventolano silenziosi accanto a due sacerdoti che guidano la folla riunita in preghiera. Tra loro, un bimbo di soli sette anni di nome Tommaso, che con mano incerta ha scritto un commovente addio all’amico perduto. Il vicesindaco di Issime, Andrea Ronco, si china commosso sulla lettura delle parole del piccolo, offrendo un omaggio semplice ma profondo al defunto.Il dolore per la perdita di Stefano Rabaglio si abbatte come una tempesta sulla piccola comunità walser, mentre il fiume Lys scorre placido segnato dalle lame azzurre del freddo. Una lunga processione segue il feretro dalla casa del defunto nel villaggio di Ribolu lungo la strada regionale, intonando sussurri di Ave Maria davanti alla modesta cappella dove verrà deposto il corpo. Questo antico rito della vallata testimonia la necessità di interrompere il tragitto funebre quando la frazione del defunto è distante dalla chiesa parrocchiale.La cappella si erge su una collina rispetto alla strada principale, ricostruita con semplicità e decorata solo da un crocifisso e un muretto centrale sul pavimento destinato alla posa della bara. E così, tra corone e cuscini, labari e preghiere, la comunità si stringe intorno al ricordo di Stefano Rabaglio, lasciando che il suo spirito trovi pace in quel luogo sacro dove le montagne vegliano silenziose sull’eterno riposo dei suoi abitanti.