martedì 7 Ottobre 2025
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Palermo

Claudio Domino: A Palermo, il ricordo di un’innocenza perduta.

A distanza di trentanove anni, il ricordo di Claudio Domino si fa ancora più nitido, un’eco dolorosa che risuona nel tessuto urbano di Palermo.
Non si tratta di un anniversario qualsiasi, ma di una cicatrice indelebile, impressa nel cuore di una comunità che ha visto spegnersi, troppo presto, la luce di un bambino di undici anni, vittima innocente di una guerra spietata.
Claudio Domino, il cui nome è sinonimo di vulnerabilità e ingiustizia, incarna il prezzo umano, terribilmente elevato, che la Sicilia ha dovuto pagare per la sua lunga e travagliata battaglia contro la mafia.
La sua tragica scomparsa, avvenuta il 7 ottobre 1986, non è solo un episodio isolato, ma un monito costante, un promemoria cruento di come la criminalità organizzata possa contaminare l’innocenza stessa, irrompendo nella quotidianità e devastando le vite.

Il delitto, purtroppo, rimane irrisolto, un’ombra persistente che alimenta il senso di ingiustizia e la domanda ineludibile: come si poteva permettere a una giovane vita, priva di colpe, di essere strappata così brutalmente?L’amministrazione comunale, con il suo capo Roberto Lagalla, si fa portavoce di un impegno rinnovato, non un mero gesto formale, ma un atto concreto di responsabilità verso la memoria di Claudio e di tutte le vittime silenziose, quelle che non hanno voce, quelle che rappresentano l’umanità innocente calpestata dalla violenza mafiosa.

Custodire la memoria non è solo un dovere di pietà, un’espressione di cordoglio e compassione; è un atto politico, un investimento nel futuro, un modo per trasmettere alle nuove generazioni il valore inestimabile della legalità, della giustizia e della convivenza pacifica.

La memoria di Claudio Domino diventa quindi un faro, un punto di riferimento per orientare le azioni future, per rafforzare la consapevolezza collettiva e per promuovere una cultura della legalità che sia capace di contrastare efficacemente le radici profonde della criminalità.
Alle sue familiari, va un abbraccio commosso e una vicinanza sentita, perché il loro dolore è il dolore di un’intera città che non dimentica, che rifiuta di accettare la violenza come un destino ineluttabile e che, oggi più che mai, riafferma il suo impegno incrollabile per un futuro di giustizia, di libertà e di speranza.
La sua storia è un imperativo morale: non permettere mai più che l’innocenza venga sacrificata sull’altare della mafia.

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