L’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi, una ferita aperta nel tessuto civile e ingegneristico italiano, si concentra ora sulla ricostruzione delle responsabilità e sull’analisi del progetto di manutenzione che, tragicamente, non ha impedito la catastrofe del 14 agosto 2018.
La requisitoria del Pubblico Ministero Walter Cotugno, affiancato dal collega Marco Airoldi, sta delineando un quadro allarmante, non solo per le gravi mancanze procedurali e le omissioni riscontrate, ma anche per la compromissione della fiducia nel ruolo stesso dell’ingegnere, figura che dovrebbe incarnare rigore scientifico e garanzia di sicurezza.
L’accusa ha sollevato pesanti rilievi sul progetto di retrofitting, dipingendolo come un’elaborazione costruita su fondamenta instabili e dati manipolati, quasi un rituale distorto volto a “far quadrare i conti” a costo di ignorare le evidenti criticità strutturali.
La prospettiva del PM Cotugno è incisiva: l’esperienza del processo ha profondamente scalfito la sua precedente concezione del ruolo dell’ingegnere come baluardo di affidabilità e competenza.
Al contrario, le relazioni di sicurezza, laddove presenti, si sono rivelate intrise di anomalie, con prove contestabili, riduzioni arbitrarie e una rappresentazione deliberatamente edulcorata dello stato di degrado del viadotto.
L’insieme di queste azioni configura un quadro di colpevolezza complesso e ramificato.
Il processo si propone ora di esaminare attentamente il ruolo di Giovanni Castellucci, l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, figura chiave tra i 57 imputati.
La sua posizione sarà al centro dell’attenzione nei prossimi giorni, preludio alle richieste di condanna che seguiranno.
Parallelamente, si valuteranno le situazioni relative a reati di minore entità, con la possibile dichiarazione di prescrizione in tali casi.
Al di là delle conseguenze legali dirette, l’inchiesta pone interrogativi cruciali sull’etica professionale, sulla responsabilità del committente e sulla necessità di una revisione profonda dei sistemi di controllo e vigilanza nel settore delle infrastrutture.
La vicenda del Ponte Morandi non è solo una tragedia umana, ma anche un campanello d’allarme per l’intero sistema Paese, un monito inequivocabile sulla fragilità dei pilastri che sostengono la nostra sicurezza.
La ricostruzione della verità, pertanto, non si limita a individuare i responsabili del crollo, ma mira a prevenire che simili errori si ripetano in futuro, garantendo un futuro più sicuro e affidabile per le generazioni a venire.