La recente promulgazione della legge istitutiva della festa nazionale dedicata a San Francesco, firmata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, solleva questioni interpretative e strutturali che richiedono un’attenta riflessione da parte del Parlamento.
Il gesto presidenziale, pur con la formalità richiesta dalla Costituzione, è accompagnato da un monito, un invito al ripensamento che ne evidenzia le intrinseche incongruenze.
Il provvedimento legislativo, in sé, mira a celebrare la figura di San Francesco d’Assisi, icona di pace, umiltà e dialogo interreligioso.
Tuttavia, l’inclusione, all’interno della stessa normativa, di una solennità civile dedicata a Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, genera una sovrapposizione concettuale che rischia di diluire il significato originario della celebrazione.
Il rischio è quello di creare una festività frammentata, priva di una chiara identità, in cui i valori di Francesco e Caterina, pur condivisi, risultano messi in competizione anziché integrati in una visione unitaria.
La questione non si esaurisce in una mera formalità legislativa.
Essa tocca il cuore del significato che attribuiamo alle festività nazionali, che dovrebbero rappresentare momenti di coesione sociale, di celebrazione di valori fondanti della Repubblica e di riflessione sul nostro patrimonio culturale e spirituale.
La confusione tra festività nazionale, dedicata a un Santo specifico, e solennità civile, che ne esalta l’importanza culturale e sociale, confonde i ruoli e rischia di snaturare il significato profondo della celebrazione religiosa.
Il Presidente Mattarella, con la sua nota di osservazioni, non si limita a segnalare una lacuna tecnica, ma solleva un problema di chiarezza e di coerenza del sistema normativo.
La richiesta di apportare “i correttivi necessari” al provvedimento non è un semplice suggerimento, bensì un invito a una revisione più ampia, che tenga conto della necessità di definire con maggiore precisione i criteri di istituzione delle festività nazionali e delle solennità civili.
È fondamentale che il Parlamento, nel rispondere a questo invito, non si limiti a una correzione superficiale del testo, ma si impegni a elaborare una normativa più organica e coerente, che tenga conto della complessità del panorama religioso e culturale italiano.
La celebrazione dei nostri Santi Patroni non può essere ridotta a una mera formalità burocratica, ma deve rappresentare un’occasione di riflessione, di dialogo e di crescita civile.
La chiarezza e l’inequivocabilità dei testi legislativi non sono un optional, ma un requisito imprescindibile per garantire l’efficacia del diritto e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il futuro delle nostre festività nazionali dipende dalla capacità di interpretare e onorare al meglio il significato profondo del nostro patrimonio spirituale e culturale.