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Riforma Pubblica in Sardegna: Un Passo Verso l’Equità e l’Armonizzazione

Riforma del Comparto Pubblico Sardo: Un Passo Verso l’Equità, tra Aspettative e RealismoDopo vent’anni di attesa, il Consiglio Regionale della Sardegna ha approvato con un ampio consenso (51 voti favorevoli) la legge 68, che istituisce il Comparto Unico di contrattazione collettiva per il personale regionale e degli enti locali.
Questa riforma, che recepisce il comma 12 dell’articolo 1 del 2006, segna un punto di svolta nell’organizzazione del lavoro pubblico sardo, mirando a superare le disomogeneità esistenti e a promuovere una maggiore equità.
Il fulcro della riforma risiede nella creazione dell’Agenzia Regionale per le Autorità Locali (ARAN), ente incaricato di gestire la contrattazione collettiva.

L’obiettivo è l’integrazione del personale regionale e degli enti locali in un unico sistema, il “Sistema dell’amministrazione pubblica della Sardegna”, articolato in livelli centrali e territoriali.

Questo nuovo sistema mira a uniformare condizioni contrattuali, diritti e doveri, eliminando di fatto le distinzioni tra dipendenti regionali e comunali che, per decenni, hanno generato disparità e frustrazioni.
Nonostante l’entusiasmo generale, la discussione parlamentare è stata animata da toni di realismo e cautezza.
La minoranza ha espresso preoccupazione per il rischio di generare aspettative eccessive, sottolineando che la legge, di per sé, non si traduce automaticamente in aumenti salariali per i dipendenti comunali.

Paolo Truzzu, esponente di Fratelli d’Italia, ha chiarito che l’istituzione dell’ARAN è un passo fondamentale, ma insufficiente senza un adeguato stanziamento di risorse economiche per l’armonizzazione degli stipendi.

Simile è stato il commento del vice Presidente Fausto Piga, che ha esortato a evitare interpretazioni semplicistiche e a non alimentare illusioni.

“Non vogliamo creare aspettative irrealistiche – ha affermato – il nostro compito è essere seri e responsabili, presentando i fatti nella loro complessità.

”Il Presidente dell’Aula, Piero Comandini, ha replicato ribadendo l’importanza del provvedimento, definendolo “all’avanguardia” e sottolineando l’intento di superare le divisioni tra personale di “serie A” e “serie B”, promuovendo un trattamento equo per tutti i dipendenti.
Un punto cruciale sollevato durante il dibattito riguarda la disponibilità finanziaria.
Sebbene siano previsti 12 milioni di euro per il 2025 e 30 milioni per il 2026, le stime per l’attuazione completa del Comparto Unico si attestano intorno ai 100 milioni di euro, cifra che dovrà essere definita nel dettaglio durante la discussione della Finanziaria.
Francesco Agus, dei Progressisti, ha sottolineato che la questione delle risorse è affrontabile e modificabile in sede di finanziaria.
La riforma coinvolgerà circa 10.000 dipendenti degli enti locali, integrati in un sistema di contrattazione unica con i circa 11.000 dipendenti regionali.

Questo processo comporterà la scomparsa del CORAN (Comitato per la rappresentanza negoziale), i cui membri confluiranno direttamente nel comitato direttivo dell’ARAN.Il comitato direttivo sarà composto da nove membri, con una rappresentanza bilanciata tra la Regione (per i contratti del comparto Regione e del Corpo Forestale) e le principali associazioni di rappresentanza degli enti locali: Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna (CAL Sardegna), Anci Sardegna, Asel, Aiccre, Ali e Uncem.
Questa composizione riflette l’importanza di un dialogo costruttivo e di una governance condivisa per il successo della riforma.
La legge 68 rappresenta un’opportunità storica per modernizzare il sistema pubblico sardo, promuovere l’equità e valorizzare il lavoro dei dipendenti.
Tuttavia, il percorso di attuazione richiederà un impegno costante, un dialogo aperto e una gestione oculata delle risorse, per evitare di disilludere chi ripone fiducia in questo importante cambiamento.

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