Udienza preliminare per scontro a fuoco del ’75: imputati ex terroristi BR, il gup rinviata al 16 ottobre

Date:

27 settembre 2024 – 09:45

Questa mattina si è svolta l’udienza preliminare relativa allo scontro a fuoco avvenuto il 4 giugno 1975 tra i brigatisti e i carabinieri nei pressi di cascina Spiotta, ad Arzello di Melazzo Alessandria, che ha causato la morte dell’appuntato Giovanni D’Alfonso e della terrorista Mara Cagol. Quattro ex terroristi delle Brigate Rosse sono imputati per omicidio aggravato: Renato Curcio, ideologo e fondatore del gruppo, Lauro Azzolini, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada. Nell’aula giudiziaria questa mattina era presente solo Zuffada. La sessione è stata dedicata alle questioni preliminari e alla costituzione delle parti civili. Il giudice ha accolto le richieste dei familiari di D’Alfonso, ma ha respinto quella dell’Associazione vittime del terrorismo. Il gup si riserva di decidere sulle eccezioni sollevate dagli avvocati riguardanti l’ammissibilità di alcune prove, rinviando l’udienza al 16 ottobre.L’episodio della sparatoria si verificò durante le ricerche del magnate dello spumante Vallarino Gancia, sequestrato dalle Br poco prima. Quando i carabinieri fecero irruzione nella casa in questione, i terroristi risposero con colpi di arma da fuoco e bombe a mano. L’appuntato D’Alfonso perse la vita mentre altri due militari rimasero gravemente feriti. Due terroristi tentarono la fuga, ma Mara Cagol, ex compagna di Curcio, fu colpita mortalmente da un proiettile. Secondo la Procura potrebbe essere coinvolto Lauro Azzolini, le cui impronte digitali sono state rinvenute dai Ris di Parma su un documento scritto a macchina dalle Brigate Rosse.Azzolini era stato scagionato nel 1987 dal giudice istruttore di Alessandria per mancanza di prove concrete. Tuttavia il suo difensore Davide Steccanella aveva evidenziato che la sentenza era andata perduta a causa di un’alluvione e che le prove utili erano deteriorate nel corso dei cinquant’anni trascorsi dagli eventi. L’indagine è stata riaperta dalla procura di Torino dopo una denuncia presentata nel 2021 da Bruno D’Alfonso, che all’epoca dei fatti aveva solo dieci anni quando suo padre venne ucciso.

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