Nel cuore del carcere Ucciardone di Palermo, una storia di resilienza e ricerca intellettuale si intreccia con la complessità del sistema penitenziario.
F.
G.
, un uomo di settant’anni condannato per omicidio e con ancora sette anni di pena da scontare, incarna una straordinaria capacità di trasformazione, trovando rifugio e significato nell’amore per la conoscenza.
Fin dal suo ingresso in istituto, ha svolto il ruolo di bibliotecario, un’attività che testimonia una vocazione al sapere che lo accompagna sin dall’infanzia.
Questa profonda passione lo ha spinto a perseguire un percorso accademico inatteso: la laurea in Scienze e tecniche psicologiche, un’impresa coronata recentemente con la discussione della tesi “Guerre, le nuove guerre… e la pace?”, un’opera che incrocia storia, politica e cultura globale.
La cerimonia, avvenuta nell’aula magna dell’Università di Palermo, ha visto la presenza della sorella e dei nipoti, testimoni di un traguardo raggiunto nonostante le avversità.
F.
G.
ricorda con un pizzico di rammarico l’impossibilità del figlio, impegnato lavorativamente all’estero, di partecipare all’evento.
Abbandonati gli studi in economia a vent’anni, per una scelta che definisce “pigrizia”, ha ora dimostrato una dedizione e un impegno esemplari, conseguendo la laurea in tre anni con una media di 29.7.
Il futuro, per F.
G.
, si prospetta ricco di ulteriori ambizioni accademiche: una biennale e, auspicabilmente, una laurea in Fisica.
Il suo percorso rappresenta un esempio unico, il secondo detenuto a conseguire una laurea presso l’Università di Palermo, e sottolinea il potenziale trasformativo dell’istruzione all’interno del sistema penitenziario.
Come sottolinea il Rettore Massimo Midiri, questo traguardo non è casuale, ma si radica nell’articolo 27 della Costituzione, che sancisce la finalità rieducativa della pena.
Il Garante regionale dei detenuti, Antonino De Lisi, aggiunge che è fondamentale migliorare le condizioni di vita dei detenuti, rendendole più umane e dignitose.
Il percorso di studi di F.
G.
si è snodato tra le scaffali della biblioteca e le austere pareti della cella.
Ha incontrato compagni di detenzione con atteggiamenti diversi, alcuni critici nei confronti del suo impegno accademico, ma lui ha perseverato nella sua ricerca.
La sua tesi, focalizzata sulle nuove dinamiche belliche e, soprattutto, sulla possibilità di raggiungere la pace, nasce da un’analisi approfondita del periodo successivo alla Guerra Fredda e si confronta con le immagini strazianti provenienti da Gaza, dall’Ucraina e da altri focolai di conflitto, dove la sofferenza umana è palpabile.
La domanda conclusiva di F.
G.
risuona con forza: “Dove è finita la pace? È solo uno slogan o un obiettivo reale che desideriamo perseguire?” Una riflessione che invita a una profonda riflessione sul significato della giustizia, della riabilitazione e sul ruolo dell’istruzione come strumento di cambiamento e speranza, anche nei luoghi più inattesi.