Nel cuore dell’estate, il Molise, regione caratterizzata da un paesaggio di rara bellezza e ricchezza biodiversa, si è trovato ad affrontare un’emergenza incendi che ha gravemente compromesso la sua integrità ambientale.
 Tra il 15 giugno e il 15 settembre, ben 186 ettari di territorio molisano sono stati lambiti dalle fiamme, un evento che, seppur in apparenza limitato, si inserisce in un quadro nazionale di allarme ben più ampio.
  Le aree colpite, con una distribuzione disomogenea, comprendono 41 ettari di terreno agricolo, cruciali per l’economia locale, e 29 ettari di bosco, custodi di un patrimonio ecologico di inestimabile valore.
 I dati, forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), attingono alle informazioni consolidate dall’European Forest Fire Information System (EFFIS), evidenziando la crescente vulnerabilità del territorio italiano ai fenomeni di incendio.
L’incendio molisano, tuttavia, non rappresenta un’anomalia isolata, bensì un sintomo di una problematica più radicata che affligge l’intero paese.
 A livello nazionale, nel medesimo periodo, ben 78.797 ettari di superficie sono stati devastati, un dato allarmante che sottolinea la crescente pressione che il cambiamento climatico e le attività antropiche esercitano sugli ecosistemi italiani.
  Il tipo di terreno più colpito a livello nazionale è quello agricolo, che rappresenta circa il 40% delle aree bruciate.
 Questa circostanza non è casuale: le colture, spesso lasciate a riposo o gestite con pratiche inadeguate, costituiscono una biomassa facilmente infiammabile, che alimenta rapidamente la propagazione delle fiamme.
Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Basilicata e Sardegna.
  Queste aree, prevalentemente caratterizzate da climi caldi e secchi, e spesso con una gestione del territorio frammentata e inefficiente, risultano particolarmente vulnerabili.
 L’aumento delle temperature medie, le prolungate ondate di calore e la diminuzione delle precipitazioni, fattori legati al cambiamento climatico, creano condizioni ideali per l’innesco e la rapida espansione degli incendi.
Al di là dei dati quantitativi, è fondamentale analizzare le cause profonde di questa emergenza.
  Accese dolose, negligenza, scarti agricoli non gestiti, incendi accidentali dovuti a fenomeni naturali e pratiche agricole inadeguate, contribuiscono a creare un contesto ad alto rischio.
  La gestione del territorio, la prevenzione, la sensibilizzazione della popolazione, il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio e la pronta risposta alle emergenze, rappresentano le chiavi per affrontare questa sfida complessa e garantire la salvaguardia del patrimonio naturale italiano.
L’incremento della ricerca scientifica sui fattori di rischio e l’adozione di strategie di adattamento al cambiamento climatico sono altrettanto cruciali per ridurre la vulnerabilità degli ecosistemi e proteggere il futuro delle comunità che dipendono da essi.
La questione degli incendi non è solo un problema ambientale, ma una questione sociale ed economica che richiede un approccio multidisciplinare e un impegno collettivo.



                                    



