29 settembre 2024 – 10:45
Il tessuto intricato della criminalità torinese si dipana lungo un sottile filo rosso che unisce più di quattro decenni di storie oscure e losche. Questo filo intreccia segmenti lontani che mai avrebbero immaginato di toccarsi, ma che invece continuano a intrecciarsi attraverso i loro interpreti o ex membri. Al centro di questa trama intricata, come un abile sarto delle relazioni, si erge Franco D’Onofrio, 64 anni, residente a Moncalieri, recentemente arrestato per mano del Gico della Guardia di Finanza su ordine dei pm Paolo Toso, Marco Sanini e Mario Bendoni con l’accusa di essere coinvolto in un’associazione a delinquere di stampo mafioso legata alla ‘ndrangheta in Piemonte.Se questo fosse un film, potrebbe essere paragonato a “Sliding Doors” con le porte girevoli che conducono – almeno nei contatti recenti – ad incontri tra affiliati alle ‘ndrine e ex membri della colonna torinese delle Brigate Rosse. Uno di questi personaggi è Cristoforo Piancone, già condannato per il concorso in sei omicidi tra cui quello del vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno. Dopo l’atroce assassinio del giornalista, fu proprio Piancone a telefonare all’Ansa per rivendicare il delitto.Questa rete criminale tessuta con cura nel corso degli anni rivela connessioni sorprendenti e spaventose tra mondi apparentemente distanti ma segnati da una comune aura di violenza e illegalità. Il ruolo centrale giocato da D’Onofrio come tramite tra queste realtà contrastanti getta nuova luce su una storia criminale che continua ad evolversi e a sorprendere anche coloro che credono di averne visto abbastanza.