07 ottobre 2024 – 18:11
I giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno emesso una sentenza storica condannando Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio brutale dell’agente di polizia Nino Agostino e della sua moglie incinta Ida Castelluccio. Il tragico evento avvenne il 5 agosto del lontano 1989 a Villagrazia di Carini, quando un commando mafioso colpì senza pietà. La sala d’udienza, situata nell’austero bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, ha visto la conclusione di un processo segnato da tensioni e drammaticità.La pubblica accusa, rappresentata con determinazione dalla procuratrice Lia Sava insieme ai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, ha richiesto con fermezza la condanna all’ergastolo per Scotto, mentre ha ottenuto l’assoluzione per Francesco Paolo Rizzuto, amico dell’agente Agostino. I familiari delle vittime erano presenti in aula, tra cui la commossa sorella Flora e suo figlio Nino Morana. Anche i giovani attivisti di Libera e Don Ciotti hanno assistito alla lettura della sentenza, testimoniando la loro vicinanza alle vittime innocenti.La corte di assise ha inflitto non solo l’ergastolo a Scotto ma anche l’interdizione dai pubblici uffici e il dovere di risarcire le parti civili coinvolte nel tragico evento. L’avvocato difensore Fabio Repici si è commosso abbracciando don Ciotti e i parenti del coraggioso poliziotto Agostino. Questa sentenza rappresenta una parziale giustizia per un duplice omicidio che aveva lasciato impunito per oltre tre decenni uno dei responsabili principali.Nel 2023, la corte d’appello di Palermo aveva confermato l’ergastolo per il boss mafioso Antonino Madonia in relazione al medesimo caso. Tuttavia, la premeditazione nell’omicidio della donna era stata esclusa come circostanza aggravante. Dopo anni di indagini complesse e contrastanti opinioni sulla possibilità di procedere legalmente contro Madonia, Scotto e Rizzuto, la Procura generale ha finalmente deciso il rinvio a giudizio dei tre imputati.Il sacrificio dell’agente Agostino, membro dei Servizi Segreti impegnato nella lotta contro la mafia e collaboratore indispensabile nelle operazioni anti-latrocinio, rimane un simbolo indelebile della resistenza alla criminalità organizzata. La sua morte prematura si intreccia con quella degli altri eroi caduti come Emanuele Piazza e Giovanni Aiello. Queste figure coraggiose facevano parte di una rete segreta che tentava disperatamente di smantellare le reti malavitose infiltrate nei tessuti sociali siciliani.