L’Umbria, come molte altre regioni italiane, si trova a fronteggiare una sfida cruciale per la transizione ecologica: la carenza di competenze specializzate nel campo dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale.
I dati recenti, elaborati da Confartigianato, delineano un quadro preoccupante, posizionando la regione al secondo posto nazionale, dopo il Trentino-Alto Adige, per la difficoltà di reperire personale qualificato in questo settore strategico.
Un tasso del 56,8% di imprese umbre segnala l’impossibilità di trovare i professionisti green necessari per implementare pratiche sostenibili e ottimizzare i consumi energetici.
Questo problema non è isolato.
A livello nazionale, nel 2024, la carenza di figure professionali con tali competenze raggiunge un numero allarmante: oltre 2,1 milioni di posizioni vacanti.
Il campanello d’allarme suona forte, come evidenziato dal Presidente di Confartigianato, Marco Granelli, che avverte del rischio concreto di una “transizione verde senza lavoratori green”, una situazione paradossale che potrebbe compromettere l’intero processo di decarbonizzazione del Paese.
L’analisi presentata durante la Settimana per l’Energia e la Sostenibilità a Milano ha rivelato una geografia disomogenea della carenza di competenze.
La Provincia Autonoma di Trento emerge come la regione più critica, con un tasso di irreperibilità del personale green pari al 58,4%, seguita da Cuneo e Bolzano, a testimonianza di una crescente domanda di competenze specializzate nel Nord Italia.
Anche le province di Perugia e Udine figurano tra le più colpite, con un tasso di difficoltà nel reperire personale qualificato che supera il 57%.
A livello regionale, la situazione è altrettanto allarmante.
Il Friuli-Venezia Giulia si distingue per la maggiore difficoltà nel reperire manodopera green (65,4%), seguita da Trentino-Alto Adige, Umbria e Piemonte-Valle d’Aosta.
La concentrazione di queste difficoltà in regioni caratterizzate da una forte vocazione industriale e agricola suggerisce un’urgente necessità di riqualificazione professionale e di investimento in formazione specifica.
Questa emergenza di competenze non è un mero problema economico, ma rappresenta una sfida strategica per il futuro del Paese.
La transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile richiede non solo investimenti in tecnologie innovative, ma anche la disponibilità di professionisti capaci di progettare, implementare e gestire soluzioni efficienti e rispettose dell’ambiente.
La formazione di nuove figure professionali, la riqualificazione di quelle esistenti e l’attrazione di talenti dall’estero sono diventate priorità imprescindibili per garantire una transizione verde efficace e duratura.
Ignorare questa carenza significherebbe compromettere la capacità dell’Italia di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e di competere nell’economia globale del futuro.