09 ottobre 2024 – 16:45
Nel 2017 il numero degli sportelli per l’interruzione volontaria di gravidanza a Torino era di soli 19, ben al di sotto dei 40 previsti dalla legge 34 del 1996 che stabilisce uno ogni 20.000 abitanti. Attualmente, però, il rapporto è di uno ogni 94.000 torinesi, creando un ostacolo significativo soprattutto per le donne in condizioni di svantaggio o a rischio discriminazione nell’accesso ai servizi sanitari. Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali del Comune, sottolinea come questo sia il primo ostacolo che le donne devono affrontare nel sistema sanitario.Il Comune ha definito linee guida sociosanitarie volte a migliorare l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico nei consultori cittadini e ad assicurare un servizio adeguato nei consultori familiari in termini di distribuzione territoriale, orari e personale. Tuttavia, la copertura attuale è ancora molto al di sotto degli standard stabiliti dalla legge nazionale, con uno sportello ogni 32.325 abitanti secondo l’Istituto superiore di sanità.Alcuni dei quartieri più popolosi di Torino come Madonna di Campagna, Santa Rita, San Paolo, NizzaMillefonti, Centro e Crocetta sono privi del servizio di interruzione volontaria di gravidanza a causa della presenza solo nove sportelli attivi nella città. Tullia Todros, ex direttrice del reparto di Ginecologia del Sant’Anna e membro dell’Osservatorio sulla Salute della donna della Città, denuncia questa situazione come un disastro che mette in evidenza il mancato interesse nel difendere spazi dove le donne possano accedere non solo alla contraccezione ma anche al supporto psicologico necessario.La carenza di punti informativi e assistenziali per l’interruzione volontaria della gravidanza rappresenta dunque una grave lacuna nel sistema sanitario torinese che richiede urgenti interventi per garantire alle donne un accesso equo e dignitoso ai servizi necessari alla tutela della propria salute riproduttiva.
