mercoledì 15 Ottobre 2025
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Genova

Castellucci, richiesta di pena eccessiva: un processo oltre i limiti.

La richiesta di pena avanzata nei confronti dell’ingegnere Castellucci rappresenta, a mio avviso, un’escalation inaccettabile e profondamente inquietante all’interno del procedimento giudiziario.

Le cifre prospettate – diciotto anni e sei mesi – si configurano come una sanzione di gravità spaventosa, che rischia di deviare l’attenzione dagli aspetti sostanziali del caso.

Il mio disappunto deriva, in particolare, dalle espressioni e valutazioni che ho ascoltato durante la discussione processuale.
Queste si discostano dalla rigorosa oggettività che dovrebbe improntare un giudizio penale, spaziando in ambiti che ritengo indebiti.
Riguardano la sfera personale del mio assistito, l’ingegnere Castellucci, introducendo elementi di giudizio che trascendono i confini del fatto colposo in sé.

È inaccettabile che la personalità, la vita privata e le dinamiche interiori di un individuo siano oggetto di analisi e valutazione all’interno di un processo, soprattutto in un contesto che, pur nella sua drammaticità, concerne reati colposi.
Questa deviazione solleva interrogativi fondamentali sulla corretta applicazione dei principi cardine del diritto penale.

La difesa si è posta la questione dell’eventuale riverbero che la precedente condanna definitiva per la tragedia di Avellino possa esercitare sull’attuale decisione dei giudici.
La nostra posizione è chiara: tali elementi non dovrebbero influenzare il presente giudizio.

Si tratta di circostanze distinte, per le quali l’ingegnere Castellucci sta già scontando una detenzione preventiva.
Ci concentreremo sull’esame rigoroso degli argomenti di diritto e di fatto che supporteremo con forza.
La difficoltà più grande, tuttavia, risiede nell’aver assistito a giudizi personali, espressioni che, a mio avviso, configurano una violazione del rispetto dovuto a una persona che si trova, in questo momento, in una condizione di vulnerabilità complessa.
Questa vulnerabilità non è soltanto di natura umana e psicologica, ma si estende anche al piano giuridico e sociale.
L’atteggiamento percepito suggerisce una sottile, ma palpabile, erosione dei diritti fondamentali dell’imputato.
Riteniamo che il processo debba concentrarsi esclusivamente sull’analisi oggettiva dei fatti, sull’accertamento della responsabilità in relazione ai parametri legali e sulla proporzionalità della pena, evitando ogni forma di pregiudizio o di valutazione sommaria della persona.

Solo in questo modo si potrà garantire un processo equo e conforme ai principi costituzionali.

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