10 ottobre 2024 – 17:45
Le indagini sul caso di Simone Borgese, accusato di violenza sessuale nei confronti di una studentessa a Roma, hanno portato alla riapertura delle porte del carcere per l’uomo. La Cassazione ha respinto il ricorso dei difensori che contestavano la decisione del tribunale del Riesame, confermando la richiesta della Procura di misura cautelare in carcere. Questo individuo, già condannato per abusi precedenti, è stato giudicato come un pericolo concreto per la commissione di ulteriori reati simili. Le modalità delle sue azioni e i precedenti specifici dimostrano una volontà di sopraffazione che desta preoccupazione nelle autorità investigative.La serialità degli attacchi sessuali perpetrati da Borgese e il suo modus operandi ricordano episodi passati, come lo stupro di una tassista nel 2015. L’aggressione alla studentessa avvenuta sei mesi fa presenta analogie con casi precedenti, tanto nella dinamica dell’approccio quanto nella scelta delle zone isolate come scenario degli abusi. La sicurezza simulata dall’aggressore nell’avvicinare la vittima in pieno giorno alla fermata dell’autobus testimonia una strategia studiata per ottenere la fiducia della ragazza prima di condurla in un luogo appartato dove commettere l’abuso.La tempestività nel raccontare l’accaduto alle autorità da parte della giovane vittima ha permesso un rapido intervento investigativo che ha portato all’identificazione e all’arresto dell’aggressore. L’utilizzo delle tecnologie di videosorveglianza e la collaborazione della comunità sono state fondamentali per risalire all’autore del vile gesto. Le indagini in corso mirano a verificare eventuali altri episodi simili commessi da Borgese, evidenziando l’importanza della prontezza nell’affrontare casi di violenza sessuale per garantire giustizia alle vittime e prevenire futuri attacchi.