13 ottobre 2024 – 17:55
Il 52enne Vincenzo Coviello, originario di Bitonto Bari, ha scritto una lettera in cui afferma di aver agito per mera curiosità e di non aver divulgato alcuna informazione visionata, delle quali non ha più ricordo. L’uomo è indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie sulla sicurezza dello Stato. Chiedeva un’aspettativa non retribuita per sottoporsi a supporto psicologico per guarire dalla sua compulsione alla curiosità, assumendosi la responsabilità per eventuali danni che la Banca potesse subire a causa dei fatti oggetto del procedimento disciplinare. Coviello si è dichiarato pentito e ha chiesto scusa alla Banca, ai colleghi, ai clienti, ammettendo l’errore commesso ma sostenendo che le informazioni visionate non sono state trasferite a terzi né sono presenti nei suoi ricordi.La vicenda di Coviello ha destato scalpore per il numero impressionante di accessi abusivi compiuti: 6.637 accessi in 679 filiali, coinvolgendo 3.572 clienti, 34 politici e 43 personaggi famosi. Il bancario si è difeso presentando una perizia psicologica che evidenzia un disturbo di adattamento misto come causa del suo comportamento. Nonostante il difficile controllo della sua compulsione alla curiosità, Coviello si è reso disponibile a collaborare con le autorità e ad assumersi le conseguenze delle sue azioni.La storia di Vincenzo Coviello mette in luce la delicatezza della gestione delle informazioni sensibili e l’importanza del rispetto della privacy al giorno d’oggi. Il caso evidenzia anche la necessità di un sostegno psicologico adeguato per coloro che possono essere affetti da disturbi comportamentali legati all’utilizzo improprio delle tecnologie digitali. La vicenda invita alla riflessione sulle implicazioni etiche dell’accesso non autorizzato ai dati personali e sulle misure necessarie per prevenire simili episodi in futuro.