Aggressione in pieno centro a Ravenna: la giovane vittima si libera dalle mani dell’aggressore grazie all’aiuto dei passanti

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Nel cuore del centro storico ravennate, dove l’architettura gotica e bizantina si fonde in un’unica miscela di bellezza ed storia, una donna si recava dal suo commercialista con un appuntamento fissato settimane prima. La sua mente era occupata dai conti da chiudere e dalle spese da archiviare, quando improvvisamente, mentre varcava l’ingresso del palazzo, fu colta da una sensazione di inquietudine. L’androne, con le sue pareti rivestite di un marmo bianco lucente e il soffitto a volta gotica dipinto di azzurro, appariva vuoto come sempre, ma la donna non si fece illusioni sulla solitudine della scena. Una strana ansia le stava crescendo dentro, come se sentisse lo sguardo di qualcuno addosso, benché gli ambienti sembrassero deserti.Fu in quel preciso momento che un uomo, apparso all’improvviso alle sue spalle, la afferrò con una forza inaspettata. La donna non vide mai il suo viso, solo le mani robuste che la stringevano e la spingevano indietro, tra due colonne di marmo, lontane dai passaggi frequentati della strada maestra. Mentre cercava di divincolarsi senza successo, una paura glaciale si impossessò del suo cuore. Non aveva mai vissuto un’esperienza così drammatica; la sua mente, però, non divenne del tutto gelida; il corpo sembrava pronto a scappare, ma era bloccato dalle mani dell’uomo.E poi, come un fulmine dal cielo, sentì una voce lontana che urlava, ma non riusciva ad avvicinarsela. Fu allora, con uno sforzo fisico e mentale, che la donna riuscì a liberarsi dall’abitudine di restare ferma; urlò più forte, cercando di attirare l’attenzione dei passanti, mentre l’uomo ancora le stringeva il braccio. La paura non era scomparsa, ma dentro di lei un fiammello d’indignazione si stava accendendo, e con esso la sua determinazione a non arrendersi.La voce urlante della donna sembrò scuotere l’uomo, che, sebbene tentasse di tenersi stretto alla sua vittima, era ormai in difficoltà. La donna finalmente riuscì a staccarsi da lui e a correre via dall’androne, verso la libertà della strada. Solo quando fu al sicuro tra le persone che stavano aiutandola, potè pensare con chiarezza a ciò appena accaduto. La sua mente si affannava per capire come un uomo del genere fosse riuscito ad approfittarsi di lei così facilmente in quel luogo pieno di gente.La polizia era stata chiamata, e la scena dell’aggressione veniva messa a punto dai rinforzi che arrivavano. Mentre aspettava i verbali e assistita da amici e familiari, la donna non poteva fare a meno di riflettere su come era stato facile per l’uomo aggredirla. L’immagine del suo viso restò impressa nella sua mente; pensò di riconoscerlo ancora in qualche situazione pubblica.Per lei era stato un trauma, ma aveva imparato una lezione importante: mai abbassare la guardia; non essere troppo sicura neanche al centro della città. Era arrivata a casa solo molto dopo il tramonto, con dentro di sé più pensieri e preoccupazioni che soddisfazione per essersela cavata.

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