Al Forte di Bard Vito Mancuso: la forza di essere migliori

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La rocca fortificata di Bard, l”Inexpugnabile oppidum” lungo la Dora Baltea che per un millennio ha segnato il confine strategico della Valle e rappresenta davvero un capolavoro di ingegneria militare tra i più originali e suggestivi d’Europa, ha salutato con una massiccia adesione di pubblico l’ultimo libro di Vito Mancuso: “La forza di essere migliori”. Giovedì 6 agosto, con la collaborazione della Libreria Mondadori di Ivrea sapientemente guidata da Davide Gamba, Mancuso, teologo e filosofo dai tratti peculiari e non di rado sorprendenti, ha presentato il suo più recente parto saggistico.

A dialogare con lui sul bene ed il male, le virtù umane ed i valori spirituali, il popolare cantautore valdostano Davide Mancini. Stile divulgativo piacevole ed accattivante, denso di citazioni classiche e di curiosità etimologiche e spunti dell’esegesi biblica, l’autore ha snocciolato con vigore le idee – guida del libro. Anzitutto, l'”urgenza di diventare migliori” e il “lavoro etico e spirituale inteso come una necessità non rimandabile”. L’esigenza di essere plausibili, sinceri, ragionevoli, senza sentirsi superiori, ma con una “motivazione che sappia liberarci dalle catene dell’effimero della società”, dal “modello di sviluppo basato sugli oggetti”, con una forza motrice che dia impulso al nostro costante bisogno di guarigione e al nostro infinito desiderio di bellezza. Come riuscirci? “Riscoprendo le nostre radici che affondano nella cultura classica e nella tradizione cristiana”.

Ripercorrendo, secondo Mancuso, il sentiero di vigore eterno delle quattro virtù cardinali elaborate dalla teologia cattolica, ma presenti nella loro sostanza in gran parte dei patrimoni spirituali delle religioni, ed offrendo “una nuova prospettiva di senso per le nostre vite in balia dei tumultuosi venti dell’esistenza”. Il libro si sofferma sul senso profondo della vita, sull’importanza della “prudenza” (ma nel suo significato originario di “phronesis”, saggezza, discernimento) e della “fortezza”, ovviamente non quella materiale, ma la stabilità rigorosa, la coerenza, l’onestà coraggiosa (il “coraticum” che punta diritto al cuore, alla profondità dell’anima). E poi la giustizia, la temperanza. Perché solo colui che non cerca più di vincere e di prevalere, ma recupera “il senso profondo dell’essere forte, saggio e temperante, può infine essere giusto, e fiorire in armonia con il mondo”.

Collocate sulla solida base della ricca tradizione aristotelica, queste “virtutes” si chiamarono poi “cardinali”, precisa Mancuso, perche’ si pensò subito ai quattro punti della Terra, ed occorre osservare – precisiamo noi, pochi lo ricordano abbastanza – che ben tre di esse furono oggetto di studi approfonditi, e tutt’altro che allegorici, nell’ermeneutica e nella simbologia dei tarocchi di Carl Gustav Jung.

Un codice sacro e spirituale da recuperare, di valore universale ed al servizio di ognuno e di tutti. Si può guardare, professore, al futuro con ottimismo? Deve prevalere – abbiamo chiesto a Mancuso – la massima hobbesiana dell” homo homini lupus”, l’ineffabilita’ ineluttabile del male, che é in realta una espressione di Plauto, o il suo rovescio, coniato pochi anni dopo da un altro commediografo latino, ma di origine gallica (chissa, forse valdostana) come Cecilio Stazio, “homo homini Deus”, l’umanità col Bene cerca e si avvicina alla divinità (nella patristica e nella spiritualità cristiana orientale il punto é davvero centrale, è la “teosis” della Filocalia) sconfiggendo il male? Le due eterne tensioni, ci ha risposto Mancuso, sono poli storicamente compresenti, ed entrambi sembrano destinati a crescere, con l’affinamento della Tecnica ed i suoi limiti positivi e negativi. Nuove insidie e nuove potenzialità possono intravedersi con uguale forza.

Sta a noi impegnarci e lavorare per scegliere il bene, individuale e comune, senza dimenticare Giobbe e l’eterno ed oscillante pendolarismo tra retribuzionismo fatale ed illogicita’ ineluttabile del male, con le sue possibili, infinite ma mai esaurienti spiegazioni. Riflessioni ricche e suggestioni piene di attualità che hanno segnato una serata, quella di Bard, difficile da dimenticare per la profondità degli argomenti e gli orizzonti di senso e di valore così accuratamente scandagliati. Complimenti alla regia impeccabile del forte di Bard e alla sua attivissima Presidentessa Ornella Badery, che guida un complesso unico ed un esempio di recupero e restauro conservativo di ineguagliabile spessore, ed alla effervescente Libreria Mondadori eporediese, che hanno dato vita ad un evento utile ed appassionante, di sicura e durevole rilevanza nell’estate culturale valdostana.

M.G.

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