05 novembre 2024 – 23:55
Il professor Vittorio Manes, esperto di diritto penale presso l’Università di Bologna e direttore della rivista Diritto di Difesa dell’Unione delle Camere penali, si addentra nell’analisi delle recenti pronunce relative al trattenimento dei migranti che hanno avuto un impatto significativo sull’impedimento dei rimpatri. Nonostante l’elenco dei Paesi considerati sicuri stabilito dal decreto governativo per fronteggiare le decisioni dei giudici, le sentenze emesse a Roma hanno ribadito la non convalida del trattenimento di 12 migranti destinati all’Albania. Tale decisione si basa sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre che sottolinea come un Paese non possa essere considerato sicuro se vi sono parti del territorio in cui non lo sia effettivamente.La questione è stata estesa ad alcune categorie minoritarie come attivisti e membri della comunità LGBT+, evidenziando la necessità di una tutela più ampia dei diritti umani. Il Tribunale di Bologna ha sollevato due quesiti cruciali attraverso il ricorso al rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea: la valutazione della sicurezza di un Paese in relazione ai rischi per specifiche categorie di cittadini e il ruolo del giudice nazionale nell’applicazione delle normative interne in conformità con quelle europee.Nel frattempo, il Tribunale di Catania ha respinto il trattenimento di un migrante proveniente dall’Egitto disposto dal questore, sottolineando la necessità di verificare direttamente la compatibilità tra le normative nazionali e l’elenco europeo dei Paesi considerati sicuri. Le valutazioni tecniche espresse dai giudici sono da considerarsi orientate alla salvaguardia dei diritti fondamentali, incarnando così il delicato compito affidato loro nella protezione e nel rispetto delle libertà individuali.