La persistente inazione delle istituzioni locali, Comune di Ancona e Regione Marche, sul fronte della qualità dell’aria e della tutela ambientale, è stata oggetto di un acceso dibattito durante una conferenza stampa organizzata questa mattina.
A promuovere l’iniziativa, due comitati civici impegnati nella lotta all’inquinamento – Porto Città Ancona e Aria Nostra Tavernelle – che si oppongono fermamente al progetto di realizzazione di un forno crematorio nel quartiere Tavernelle, area adiacente al cimitero cittadino.
La protesta si estende alla richiesta di un’azione concreta e incisiva per ridurre i livelli di inquinamento che affliggono il porto e il centro storico di Ancona.
Alla conferenza ha preso parte il Professor Floriano Bonifazi, stimato allergologo e figura di spicco nel campo della ricerca ambientale.
In passato, ha ricoperto la carica di direttore scientifico del Piano di Inquinamento Atmosferico (PIA) del Comune, un incarico che ha poi declinato in seguito alla presentazione del nuovo PIA 2025-2027, a testimonianza di profonde divergenze programmatiche.
La denuncia del Professor Bonifazi verte principalmente sull’incongruenza e sulla superficialità del recente monitoraggio ambientale condotto dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche (ARPA).
Il campionamento, limitato a soli cinquanta giorni tra agosto e settembre, periodi caratterizzati da ridotto traffico veicolare e assenza di sistemi di riscaldamento, appare inadeguato a fornire un quadro veritiero dell’impatto ambientale del futuro impianto crematorio.
Secondo il Professor Bonifazi, l’iter di approvazione di un inceneritore di tale portata impone l’esecuzione di complesse modellazioni, veri e propri strumenti di simulazione che permettano di prevedere la dispersione degli inquinanti.
L’ubicazione di un impianto del genere in prossimità di scuole, università e aree residenziali richiede la certezza che le emissioni rientrino in limiti di tollerabilità.
Il monitoraggio ARPA, a suo dire, presenta lacune significative in questo senso, soprattutto considerando le criticità emerse nella valutazione dei tradizionali inquinanti atmosferici.
La presenza di un importante serbatoio di acqua potabile, dotato di sistemi di aspirazione dell’aria, nelle immediate vicinanze del sito previsto per il forno, rappresenta un rischio concreto di contaminazione che non può essere ignorato.
La scelta di interrompere il suo coinvolgimento nel progetto, ha affermato il professore, è stata motivata dalla sua profonda preoccupazione per l’aggravamento della situazione ambientale di una città già pesantemente inquinata, con l’aggiunta di una fonte aggiuntiva di emissioni potenzialmente dannose.
Riguardo al nuovo PIA, il professore esprime la ferma convinzione che il suo scopo primario dovesse essere quello di definire e attuare misure concrete di mitigazione.
Con profonda amarezza, ha sottolineato che nessuna delle otto raccomandazioni contenute nel precedente PIA1 è stata presa in seria considerazione, rinunciando a opportunità cruciali come il censimento del verde urbano, la limitazione della circolazione dei veicoli diesel più inquinanti e l’elettrificazione delle banchine portuali – interventi fondamentali per migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità della città.
L’immobilismo dimostrato dalle istituzioni locali, secondo i comitati e il Professor Bonifazi, tradisce una pericolosa mancanza di sensibilità verso le reali esigenze della comunità e compromette seriamente il futuro ambientale di Ancona.







