La demografia italiana continua a disegnare un quadro complesso e allarmante.
I primi sette mesi del 2025 confermano e accentuano un trend di profonda denatalità che affligge il Paese, con un calo significativo delle nascite rispetto all’anno precedente.
I dati provvisori Istat rivelano un numero di 197.956 nuovi nati, una diminuzione di ben 13.000 unità, corrispondente a una contrazione del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando si erano registrati 211.250 nati.
Questo dato si inserisce in una spirale negativa iniziata nel 2024, anno in cui i residenti hanno accolto 369.944 nuovi nati, un calo di quasi 10.000 unità rispetto al 2023.
Le Marche, pur collocandosi in una posizione relativamente più favorevole rispetto ad altre regioni, non sfuggono a questa tendenza generale.
Il decremento registrato nei primi mesi del 2025 è del -1,6%, un dato inferiore rispetto a quello di regioni come l’Abruzzo (-10,2%), la Sardegna (-10,1%) e l’Umbria (-9,6%), ma comunque significativo.
La Basilicata (-0,9%) e la Lombardia (-1,6% e -3,9%), pur con dinamiche differenti, condividono lo stesso segnale di allarme.
L’analisi del tasso di fecondità, inteso come il numero medio di figli per donna, offre ulteriori elementi di riflessione.
Le Marche si attestano a 1,12, un valore che, pur indicando una situazione non drasticamente inferiore alla media nazionale, rimane ben al di sotto del tasso di sostituzione generazionale (circa 2,1 figli per donna).
La disparità territoriale è evidente: le province autonome di Bolzano (1,55) e Trento (1,27) si distinguono per livelli di natalità più elevati, mentre la Sardegna (0,86) e il Lazio (1,01) presentano i valori più bassi, riflettendo probabilmente differenti fattori socio-economici, culturali e di politiche di sostegno alla famiglia.
Le tendenze demografiche non sono isolate da fattori culturali e sociali.
L’anno 2024 ha visto la popolarità dei nomi Edoardo e Vittoria tra i neonati, un dettaglio apparentemente marginale che, in realtà, può riflettere l’evoluzione dei gusti e delle preferenze delle famiglie italiane.
Questa crisi di natalità rappresenta una sfida epocale per l’Italia, con implicazioni profonde per il futuro del Paese, riguardanti il sistema pensionistico, il mercato del lavoro, l’assistenza sanitaria e la coesione sociale.
È necessario un approccio multidisciplinare e lungimirante, che coinvolga politiche di sostegno alla genitorialità, incentivi economici, servizi per l’infanzia accessibili e di qualità, e un ripensamento dei modelli di conciliazione tra vita privata e professionale, al fine di invertire questa tendenza e garantire un futuro demograficamente sostenibile per l’Italia.
L’analisi comparativa con altre regioni, come le province autonome di Bolzano e Trento, suggerisce che esistono modelli virtuosi da emulare e adattare alle specifiche realtà locali.