Nel cuore della provincia di Pesaro-Urbino, un atto di coraggio e prontezza d’azione ha reso onore a tre agenti della Polizia di Stato, celebrati in Prefettura con un riconoscimento solenne.
Il 19 settembre, durante il turno serale, gli agenti Giulia Marzano, Davide Maggini e Francesco Evangelisti si sono eretti a baluardo di speranza per una giovane donna che, sospesa sul precipizio del cavalcavia che unisce Urbino e Pesaro, in prossimità di Gallo di Petriano, stava affrontando un momento di profonda crisi personale.
L’evento, che ha visto il Prefetto Emanuela Saveria Greco, affiancata dal Questore Francesca Montereali e dal Dirigente del Commissariato di Urbino, Stefano Seretti, presenziare alla cerimonia di premiazione, trascende la semplice narrazione di un intervento di soccorso.
Rappresenta, infatti, una potente manifestazione del ruolo cruciale che le forze dell’ordine svolgono non solo nella prevenzione e repressione del crimine, ma anche nel fornire un supporto fondamentale a chi si trova in stato di bisogno, fungendo da argine contro la disperazione e offrendo un raggio di luce in circostanze drammatiche.
L’episodio, che ha avuto luogo lungo una delle arterie vitali che collegano i due capoluoghi provinciali, sottolinea come il territorio, con le sue bellezze paesaggistiche e la sua ricchezza culturale, possa anche celare fragilità e sofferenze individuali.
La presenza attiva e capillare delle forze di polizia, capace di intervenire tempestivamente in situazioni di emergenza, si rivela quindi essenziale per garantire la sicurezza e il benessere della comunità.
Il gesto degli agenti Marzano, Maggini ed Evangelisti va oltre l’applicazione meccanica del dovere.
E’ un esempio di umanità, di empatia e di prontezza nel rispondere a un grido d’aiuto, un atto di coraggio che ha impedito un destino tragico e ha restituito una speranza concreta a una persona in difficoltà.
Il riconoscimento prefettizio non è solo un tributo al loro valore professionale, ma un simbolo dell’importanza del legame tra istituzioni e cittadini, un monito a non restare indifferenti alle sofferenze altrui e un invito a coltivare una cultura della solidarietà e dell’inclusione sociale, dove ogni individuo possa sentirsi accolto e supportato.
La loro azione dimostra come l’uniforme, pur rappresentando l’autorità dello Stato, possa essere anche un vessillo di compassione e di aiuto.








