Le Marche, regione con un tessuto economico dinamico e una forte presenza di settori a rischio come l’edilizia e la manifattura, si confrontano con un quadro allarmante in materia di sicurezza sul lavoro.
I dati preliminari del primo semestre 2025, elaborati dall’Ires Cgil Marche, rivelano un incremento preoccupante degli infortuni sul lavoro, con 8.473 denunce, un aumento rispetto alle 8.375 del periodo precedente, traducendosi in una media di quasi 42 episodi al giorno.
Questo dato, di per sé significativo, si aggrava quando si considerano le dieci vittime mortali registrate, un numero che non può essere liquidato come mera sfortuna, ma che denuncia lacune strutturali nel sistema di prevenzione e protezione.
L’analisi dei dati Ires Cgil Marche dipinge un quadro sfaccettato, evidenziando come l’aumento degli infortuni non sia circoscritto a una singola area geografica o a una specifica categoria professionale.
Tutte le province marchigiane – Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro e Urbino – registrano un incremento, sebbene con intensità variabile.
Solo Fermo mostra una lieve diminuzione, pur rimanendo una realtà che richiede attenzione.
Il dato relativo alla crescente incidenza degli infortuni che coinvolgono le donne, passato da 2.916 a 3.018 nel semestre in esame, solleva interrogativi cruciali sulle differenze di genere in termini di esposizione al rischio e di accesso a misure di prevenzione adeguate.
Parallelamente, l’aumento degli infortuni nella fascia di età 60-69 anni, da 766 a 906, suggerisce una possibile correlazione con l’invecchiamento della forza lavoro, la necessità di valutare l’adattamento delle postazioni di lavoro e la formazione continua per i lavoratori più anziani.
L’incremento degli infortuni sul lavoro non può essere interpretato come un evento isolato, ma come il risultato di una combinazione di fattori complessi.
Oltre alla pressione competitiva che spesso induce a ridurre i costi di sicurezza, si evidenzia una possibile insufficiente applicazione delle normative esistenti e una formazione non sempre adeguata.
La cosiddetta “patente a punti”, introdotta come strumento di incentivazione per la sicurezza, non sembra aver prodotto i risultati sperati, suggerendo la necessità di una revisione critica del suo funzionamento e di un approccio più sistemico alla prevenzione.
È imperativo, come sottolinea Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, che le istituzioni, le imprese e le parti sociali collaborino per rafforzare la cultura della sicurezza, promuovendo una maggiore consapevolezza dei rischi e investendo in misure di prevenzione efficaci.
Questo implica non solo l’aggiornamento normativo, ma anche l’implementazione di programmi di formazione mirati, il potenziamento dei controlli sul territorio e la promozione di una maggiore partecipazione dei lavoratori alla valutazione dei rischi e alla definizione delle misure di prevenzione.
La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro non è solo un obbligo legale, ma un imperativo etico e un fattore cruciale per lo sviluppo sostenibile della regione.