La vicenda relativa alla nomina del comandante della Polizia Locale dell’Aquila si è conclusa con un atto di forte intervento da parte della giustizia amministrativa, culminato nella nomina di un commissario ad acta guidato dal Prefetto Giancarlo Di Vincenzo.
La decisione del Tar Abruzzo, sancita dalla sentenza n.
276 del 26 luglio, rappresenta il punto di arrivo di un contenzioso pluriennale e costituisce una severa constatazione delle irregolarità procedurali che hanno caratterizzato le scelte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pierluigi Biondi.
Il nodo centrale della disputa risiede nella nomina di Patrizia Celani, dirigente proveniente dal Comune di Ascoli Piceno, in qualità di comandante a L’Aquila tramite una procedura di “scavalco condiviso” annuale.
Questa soluzione, già giudicata illegittima con la sentenza n.
182 del mese di aprile, è stata confermata come non conforme alla legge, segnando un precedente significativo per la gestione delle risorse umane nell’ente locale.
Successivamente, nel tentativo di sanare la situazione, la Giunta comunale aveva indetto una selezione interna, limitando l’accesso a dipendenti con almeno cinque anni di esperienza nel settore.
Tuttavia, anche questa iniziativa si è rivelata inefficace.
Il Tar ha rigidamente ribadito che una selezione interna è legittima unicamente nel contesto di una procedura concorsuale pubblica che porti all’assegnazione di un incarico a tempo indeterminato, una condizione mai verificatasi nel caso specifico.
L’assenza di un bando pubblico per la nomina definitiva è stata considerata una violazione dei principi fondamentali di trasparenza, imparzialità e accesso ai pubblici uffici.
L’intervento del Tar non si limita alla mera annullamento delle procedure illegittime, ma impone all’amministrazione comunale l’esecuzione immediata di precedenti sentenze ormai inoppugnabili, sotto la supervisione del Prefetto.
In caso di inadempienza entro il termine di trenta giorni, il Prefetto sarà autorizzato a compiere atti sostitutivi, garantendo così la corretta applicazione della legge e la tutela della legalità.
Le voci dell’opposizione, rappresentate dai consiglieri Gianni Padovani ed Enrico Verini, hanno espresso forte disappunto, definendo la vicenda uno “scandalo sotto i riflettori nazionali”.
Hanno denunciato, con particolare accesa, la persistente violazione delle norme e l’invocata richiesta di commissariamento, che ritengono ora finalmente necessario per rimettere in carreggiata un Comune “completamente deragliato”.
La loro istanza, volta a promuovere un sistema di nomina basato su un concorso pubblico, garantendo stabilità, legittimità e autonomia, è stata a lungo ignorata, alimentando un clima di crescente frustrazione e sfiducia nelle istituzioni.
L’intervento del Prefetto è dunque percepito come un atto riparatore, volto a restituire centralità al rispetto della legalità e a porre fine a una gestione opaca e arbitraria.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla governance degli enti locali e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e trasparenza per prevenire abusi di potere e garantire una gestione efficiente e responsabile delle risorse pubbliche.