L’Eremo di San Leonardo, custode silenzioso del cuore dei Monti Sibillini, vede finalmente delinearsi un futuro di rinascita, grazie alla presentazione ufficiale del progetto di restauro a seguito dei devastanti terremoti del 2016.
L’annuncio, diffuso dall’arcivescovo Rocco Pennacchio, segna una tappa cruciale in un percorso di recupero che intreccia storia, fede e resilienza.
Si prevede che il finanziamento necessario possa essere formalizzato entro il marzo del 2026, un orizzonte temporale che testimonia la complessità dell’intervento.
L’eremo, proprietà del Monastero delle Benedettine di Santa Vittoria in Matenano, affonda le sue radici nel XII secolo, emergendo come un importante nodo lungo le antiche vie di pellegrinaggio che collegavano Roma al cuore dell’Appennino centrale, a Norcia, Visso e altri luoghi di profonda spiritualità.
Originariamente un rifugio per i viandanti, il suo isolamento geografico, a 1100 metri di altitudine, lo rendeva un luogo di contemplazione e riposo, un’oasi di pace in un territorio impervio.
Tuttavia, il tempo e le vicissitudini storiche hanno segnato profondamente il destino dell’eremo.
La lenta ma inesorabile decadenza iniziò già nella seconda metà del Cinquecento, quando i monaci, soverchiati da condizioni ambientali estreme – l’asperità del luogo, le rigide temperature invernali che rasentano i -15 gradi, la difficoltà logistica che imponeva l’utilizzo di elicotteri per il trasporto dei materiali – e aggravati da una crisi agraria e pastorale, nonché dai frequenti atti di brigantaggio che insidiavano i percorsi appenninici, abbandonarono il sito.
L’abbandono prolungato trasformò l’eremo in un luogo dimenticato, utilizzato impropriamente come fienile, ricovero per animali e deposito di attrezzi, incorrendo in un progressivo degrado.
La sua riscoperta e il suo rilancio sono legati alla figura di Padre Pietro Lavini, che nel 1965 intraprese un ambizioso progetto di restauro.
Il suo intervento non fu solo materiale, ma anche spirituale, restituendo all’eremo il suo ruolo di punto di riferimento per i pellegrini e la comunità locale, creando un legame profondo tra luogo e fede.
Il sisma del 2016, tuttavia, ha inferto una nuova e grave ferita.
La forza devastante dei terremoti ha compromesso la stabilità strutturale dell’edificio, richiedendo interventi urgenti.
L’amministrazione comunale di Montefortino ha prontamente avviato lavori di messa in sicurezza per prevenire ulteriori danni, preludio alla complessa opera di ricostruzione che ne è seguita.
Il progetto di restauro, concepito per consolidare la struttura e preservare il suo valore storico-artistico, si distingue per la sua elevata complessità tecnica e logistica.
La collaborazione tra progettisti, funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata (Rosella Bellesi) e il direttore dell’Usr (Marco Trovarelli) ha garantito la conformità alle normative di tutela del patrimonio culturale.
L’Arcidiocesi di Fermo, con il supporto tecnico di Alma Monelli e Demetrio Catalini, ha svolto un ruolo cruciale nel coordinamento dell’iniziativa.
Il commissario per la ricostruzione post-sisma del 2016, Guido Castelli, ha seguito da vicino il progetto, con l’obiettivo di restituire l’eremo alla comunità nel più breve tempo possibile, perseguendo la duplice finalità della ricostruzione fisica e sociale, un obiettivo che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte sottolineato durante le sue visite nelle Marche, ribadendo l’importanza di ricostruire non solo edifici, ma anche comunità e speranze.
La rinascita dell’Eremo di San Leonardo rappresenta quindi un simbolo potente di resilienza e di fede, un invito a guardare al futuro con fiducia e a riscoprire il valore del patrimonio culturale come elemento identitario e motore di sviluppo per l’intera comunità.