La comunità di Porto Sant’Elpidio, nella frazione Montagnola, è stata scossa da un tragico evento che ha messo in luce la pericolosità di infrastrutture abbandonate e la fragilità della vita animale.
Un cucciolo di cane, appena svezzato, ha perso la vita precipitando in un pozzo artesiano privo di copertura, in circostanze che ora sollevano interrogativi sulla sicurezza del territorio e la necessità di un’azione preventiva.
La chiamata di soccorso, giunta attorno alle ore 20 del ieri sera, ha immediatamente mobilitato i vigili del fuoco del comando di Fermo, i quali, giunti sul posto, si sono resi conto della delicatezza e complessità dell’operazione.
L’immediata valutazione della profondità e delle condizioni del pozzo ha reso necessario l’intervento specializzato del reparto sommozzatori, amplificando la portata della situazione.
Le operazioni di ricerca, protrattesi per l’intera notte, hanno visto l’impiego di tecnologie avanzate, tra cui le telecamere di ricerca impiegata normalmente in scenari di crollo e macerie, per scrutare le profondità oscure e insondabili.
Parallelamente, i carabinieri forestali, con la loro competenza nella gestione del territorio e nella salvaguardia della fauna, hanno collaborato attivamente, mentre i tecnici dell’Arpam hanno eseguito un’analisi preliminare della qualità dell’acqua presente in fondo al pozzo, al fine di valutare eventuali rischi ambientali derivanti dall’episodio.
Con l’alba, il doloroso epilogo: il cucciolo è stato ritrovato privo di vita.
L’operazione di recupero della salma, attualmente in fase di pianificazione, richiederà la massima cura e professionalità per evitare ulteriori danni all’ambiente e per garantire il rispetto dovuto alla creatura perduta.
L’accaduto rappresenta un campanello d’allarme per l’intera comunità.
I vigili del fuoco, pur esprimendo profondo rammarico per l’esito tragico, colgono l’occasione per ribadire con forza la necessità di un intervento urgente e sistematico per la messa in sicurezza delle infrastrutture abbandonate.
Pozzi scoperti, cisterne dismesse, condutture non più in uso: queste strutture, spesso dimenticate, rappresentano un pericolo concreto per la fauna selvatica, per gli animali domestici e, non ultimo, per la sicurezza delle persone.
La prevenzione, in questo caso, si configura come l’arma più efficace per evitare che tragedie simili si ripetano.
L’episodio stimola una riflessione più ampia sulla responsabilità collettiva nella tutela del territorio e nella protezione della vita, invitando istituzioni e cittadini a collaborare per un ambiente più sicuro e accogliente.