Un’operazione di portata significativa ha visto la Guardia di Finanza di Padova portare a termine un sequestro preventivo di ingenti risorse, pari a 17,2 milioni di euro, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Padova.
L’azione, frutto di un’indagine complessa e articolata, ha portato alla segnalazione alla Procura europea di Venezia di ben 48 imprenditori agricoli, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, con un presunto danno erariale stimato in 32,1 milioni di euro.
L’indagine, condotta dal 2021 al 2025, ha rivelato un sofisticato sistema di frode volto a sottrarre risorse finanziarie dal Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAG) nell’arco temporale 2017-2022.
L’attività investigativa, che ha richiesto la collaborazione sinergica di diversi corpi specializzati – Nuclei di polizia economico-finanziaria di Macerata e Rieti, Sezioni aeree della Guardia di Finanza di Pratica di Mare e di Pescara, e Nucleo investigativo Polizia ambientale agroalimentare e forestale dell’Arma dei Carabinieri di Rieti – ha ricostruito una rete di condotte illecite che sfruttava le intricate normative comunitarie in materia di aiuti all’agricoltura.
Al cuore del sistema fraudolento vi era una duplice strategia.
La prima, mirava a eludere i limiti imposti dalla Politica Agricola Comune (PAC), che stabilisce un tetto massimo di 500.000 euro annui per azienda beneficiaria.
Questo veniva realizzato attraverso la frammentazione artificiale di una singola impresa padovana in dodici società agricole “di comodo”, dislocate strategicamente in diverse regioni – Veneto, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
La seconda, ancora più insidiosa, consisteva nell’elusione del divieto di pascolamento da parte di terzi.
In pratica, soggetti compiacenti venivano utilizzati come prestanome per incassare contributi a cui non avevano diritto, generando un flusso di denaro illecito a beneficio degli orchestratori della frode.
Le indagini hanno inoltre evidenziato una dinamica di “affitto” di risorse agricole.
Numerosi imprenditori del Nord Italia, in possesso di titoli PAC non utilizzati, si rivolgevano a due soggetti padovani per ottenere formalmente terreni, stalle, bestiame, pastori e veterinari.
L’apparente attività agricola era però solo una facciata: il pascolo effettivo veniva svolto dagli ideatori della frode, i quali incassavano profitti derivanti dalla locazione di terreni a prezzi sproporzionati e non di mercato.
Questo aspetto sottolinea la complessità della rete di relazioni e la pianificazione accurata volta a nascondere la vera natura delle attività.
Oltre al sequestro preventivo, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la notifica ad Agea di un provvedimento di sequestro preventivo al trasferimento di titoli di pagamento per un valore di circa 4 milioni di euro.
La segnalazione alla Procura regionale della Corte dei Conti del Veneto apre ora la strada a una verifica approfondita del danno erariale e all’eventuale irrogazione di sanzioni nei confronti dei responsabili, potenzialmente con ripercussioni significative sul loro patrimonio e sulla loro attività.
L’operazione evidenzia la necessità di un controllo più rigoroso sull’utilizzo dei fondi europei e di una maggiore attenzione alla prevenzione di fenomeni di frode che compromettono l’integrità del sistema agricolo e danneggiano i contribuenti.










