Nell’ambito di un impegno crescente verso la ricerca transnazionale e la cooperazione scientifica, l’Università Politecnica delle Marche (Univpm) ha inaugurato un significativo partenariato con le Università di Karakoram e Gilgit Baltistan, entrambe situate in Pakistan, per affrontare le complesse sfide legate alla sostenibilità ambientale in contesti montani di elevata altitudine.
La missione, svoltasi tra il 14 e il 24 settembre, ha rappresentato un’immersione intensiva nel panorama scientifico e culturale di una regione cruciale per la comprensione dei cambiamenti climatici e delle loro ripercussioni sugli ecosistemi fragili.
Guidata dalla competenza del professor Francesco Regoli e dalla visione strategica della professoressa Stefania Gorbi, l’iniziativa ha visto la partecipazione attiva di ricercatori provenienti dai dipartimenti di Scienze della Vita e dell’Ambiente e Scienze Agrarie.
L’attività non si è limitata a un mero trasferimento di conoscenze, ma ha previsto un dialogo continuo e costruttivo attraverso seminari interattivi, sessioni pratiche sul campo e laboratori dedicati agli studenti locali.
Questi ultimi, particolarmente motivati, hanno potuto beneficiare direttamente dell’esperienza e delle tecniche avanzate impiegate dai colleghi marchigiani, contribuendo attivamente alla ricerca di soluzioni innovative.
Un elemento chiave della missione è stata la consegna di uno spettroscopio FTIR all’avanguardia, uno strumento analitico di precisione destinato a potenziare le capacità di laboratorio delle università partner nell’analisi della qualità dell’acqua.
Questa donazione, unitamente al supporto dell’associazione EvK2CNR, impegnata nella promozione della ricerca scientifica in ambienti estremi, segna l’avvio di un programma di ricerca congiunto volto alla salvaguardia dell’ambiente montano, considerando la sua importanza cruciale per la biodiversità e la regolazione idrica a livello globale.
L’iniziativa non si configura come un episodio isolato, ma come la fondazione di un solido quadro di collaborazione istituzionale, estendibile sia al campo della ricerca che a quello della didattica.
Un aspetto particolarmente promettente è l’implementazione di programmi di scambio studenti, che favoriranno una comprensione reciproca e un arricchimento culturale tra le nuove generazioni di scienziati.
Il professor Regoli ha giustamente sottolineato come la cooperazione internazionale tra istituzioni accademiche rappresenti un fattore imprescindibile per lo sviluppo di progetti di ricerca complessi e mirati alla tutela dell’ambiente, un obiettivo che trascende i confini geografici e politici.
Questa sinergia mira a creare un ponte tra competenze specialistiche e prospettive diverse, per affrontare le sfide ambientali con una visione olistica e multidisciplinare.