Ad Arquata del Tronto, un paesaggio ferito dal sisma del 2016, dove il dolore si intreccia con la memoria, un ritrovamento inatteso illumina un passato complesso e stratificato. Tra le macerie della chiesa del SS Salvatore, tra la vegetazione tenace che reclama il territorio, l’associazione Arquata Potest ha portato alla luce un frammento di storia: un elemento architettonico in pietra, forse un capitello o una base colonnare, che sussurra storie di epoche dimenticate.L’oggetto, di dimensioni contenute (circa 35x35x30 cm), colpisce per la sua forma inusuale, un foro centrale perfettamente conservato e una linea che ricorda l’apertura di un tulipano. La sua relativa integrità suggerisce una protezione duratura, forse dovuta alla sua posizione all’interno delle fondamenta del complesso religioso. Le prime valutazioni degli esperti collocano la sua creazione tra il Trecento e il Quattrocento, un periodo cruciale per l’evoluzione artistica e architettonica della regione.Il ritrovamento non è un evento isolato, ma un tassello di un mosaico storico molto più ampio. La chiesa del SS Salvatore, come molti edifici di Arquata, sorge su un sito che ha visto susseguirsi civiltà e trasformazioni. Prima della ricostruzione del 1929, l’area era occupata dall’antica Santa Maria della Pieve, un edificio di cui si ipotizzano origini che potrebbero risalire al IV secolo, all’epoca di Sant’Emidio, figura chiave nella cristianizzazione delle Marche. Ma la storia del pianoro si perde ancora prima, nell’epoca romana. In quel luogo, probabilmente sede di una *statio* chiamata Surpicanum lungo la cruciale via Salaria, si sviluppò un centro di sosta e scambio, testimonianza di un’economia legata al commercio e al movimento di persone e merci.La scoperta, avvenuta durante una semplice operazione di pulizia e bonifica, stimola la riflessione: cosa potrebbe emergere da un approccio sistematico e scientifico, attraverso uno scavo archeologico strutturato? Quali altri frammenti di un passato complesso e affascinante giacciono ancora sepolti sotto i detriti e la terra? L’evento, in definitiva, solleva interrogativi sulla stratificazione storica del territorio e sulla necessità di un’indagine più approfondita per ricostruire la storia di Arquata e della sua comunità.L’associazione Arquata Potest spera che il capitello possa trovare una degna esposizione all’interno del futuro Museo Diocesano, un progetto voluto dalle istituzioni locali (Comune, BIM Tronto, Diocesi) e concepito come uno spazio non solo di conservazione del patrimonio artistico, ma anche di narrazione della resilienza e della capacità di ripartenza di una popolazione segnata dalla tragedia. Si rinnovano quindi le richieste di sostegno economico al commissario straordinario, Guido Castelli, affinché vengano stanziati i fondi necessari per la ricostruzione della chiesa del SS Salvatore, un simbolo tangibile della fede e della speranza di una comunità che, nonostante le ferite, continua a guardare al futuro, consapevole del proprio passato e ricco di storia da raccontare. Perché ad Arquata, come una radice che si aggrappa alla roccia, la memoria continua a riaffiorare.
Arquata del Tronto: Ritrovamento Medievale tra le Macerie
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