Il Macerata Opera Festival riapre le sue porte il 19 luglio, accendendo la suggestiva cornice dell’Arena Sferisterio con una riproposizione del *Rigoletto* di Giuseppe Verdi (1851).
Questa non è una semplice ripresa, bensì un *riallestimento* dell’interpretazione audace e provocatoria ideata dal regista Federico Grazzini, che aveva già riscosso un clamoroso successo nel 2015 e nel 2019.
Lontano da ricostruzioni storiche o ambientazioni fiabesche, Grazzini colloca l’azione di Verdi in un luna park abbandonato, un paesaggio urbano decadente e dimenticato.
Questo spazio, apparentemente innocente e legato all’infanzia, si rivela un potentissimo simbolo del declino, della corruzione e della violenza che corrode le vite dei protagonisti.
La trasfigurazione dei personaggi verdiani in figure di malavitosi contemporanei non è un esercizio di stile fine a sé stesso, ma una scelta registica volta a illuminare le dinamiche di potere, la fragilità umana e la spirale di vendetta che pulsano al cuore dell’opera.
Non si tratta di una revisione moralistica, né di un’interpretazione superficiale, ma di un tentativo di rendere *attualissima* la vicenda, di scuoterla dalle polveri del tempo e di proiettarla nel presente con una lucida, seppur cruda, immediatezza.
Grazzini, come sottolinea in un’intervista, non persegue la provocazione gratuita.
Il suo intento è quello di creare un’esperienza emotiva profonda, di far vibrare le corde dell’animo del pubblico, di stimolare la riflessione critica.
Per il regista, i capolavori del melodramma non sono reliquie da venerare in silenzio, bensì strumenti potenti per comprendere il nostro tempo, specchi che riflettono le nostre debolezze e le nostre contraddizioni.
L’ambientazione del luna park dismesso, con le sue giostre arrugginite e le luci spente, amplifica questo senso di decadenza, suggerendo una società corrotta, dove l’innocenza è perduta e la giustizia è una chimera.
Il *Rigoletto* di Grazzini, quindi, si propone come un’analisi spietata del potere, della responsabilità e delle conseguenze devastanti delle nostre scelte, un monito urgente e un’occasione per confrontarsi con le zone d’ombra dell’animo umano.
Non solo spettacolo, ma riflessione.
Non solo opera, ma denuncia.