Nel cuore dell’Ucraina, dilaniata da un conflitto che ha segnato profondamente la vita di milioni di persone, si sta svolgendo la sedicesima edizione di “Teatri senza frontiere”, un’iniziativa culturale di inestimabile valore umano.
Nata a Fermo, nelle Marche, e organicamente connessa al Marameo Festival, progetto itinerante di teatro per l’infanzia e l’adolescenza che abbraccia sei regioni italiane – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Marche e Puglia – questa edizione rappresenta un atto di resilienza e un ponte di speranza per i bambini e i ragazzi ucraini.
Lungi dall’essere un semplice spettacolo, “Teatri senza frontiere” si configura come un intervento mirato a lenire le ferite emotive e psicologiche di una generazione cresciuta all’ombra della guerra.
L’attore Marco Renzi, con la sua arte, ha portato un raggio di luce in luoghi segnati dalla sofferenza: scuole che hanno visto i banchi svuotati, centri di accoglienza che ospitano famiglie costrette a fuggire, istituti che si prendono cura di orfani e di bambini privati del loro futuro a causa della violenza.
Le città di Stryy, Peremozhne, Rudno e Lviv, testimoni silenziose di una tragedia, hanno accolto con gratitudine questo momento di evasione e condivisione.
La scelta dei luoghi non è casuale.
Si tratta di comunità fragili, spesso isolate, dove l’accesso alla cultura e all’arte è limitato.
Ogni spettacolo, distribuito in quattordici eventi distribuiti sul territorio, è un’occasione per rompere il silenzio, per esprimere emozioni represse, per ritrovare un senso di normalità e per coltivare la speranza in un futuro migliore.
Il progetto si avvale della partnership cruciale della Chiesa Greco Cattolica d’Ucraina, che offre spazi e supporto logistico, creando un ambiente accogliente e sicuro per i bambini e i ragazzi.
La collaborazione con la Chiesa testimonia l’importanza del ruolo delle istituzioni religiose nel fornire conforto e assistenza alle popolazioni colpite dalla guerra, offrendo non solo un rifugio fisico, ma anche un sostegno spirituale e morale.
L’impegno di “Teatri senza frontiere” si protrae fino al 28 settembre, con l’atto conclusivo previsto nel Seminario dello Spirito Santo di Lviv, un luogo di formazione religiosa che si apre alla comunità, trasformandosi in un palcoscenico di speranza.
Questo progetto va ben oltre l’intrattenimento: è un atto di diplomazia culturale, un messaggio di solidarietà che risuona attraverso le macerie, un invito a non dimenticare la fragilità umana e l’importanza di preservare il diritto dei bambini a crescere in un mondo pacifico e sereno.
Rappresenta un esempio tangibile di come l’arte, anche in contesti estremi, possa essere un potente strumento di ricostruzione e di speranza.