Il sipario si è alzato sulle Muse di Ancona per un *Trovatore* che trascende la mera rappresentazione, diventando un’esperienza immersiva nel cuore oscuro della vendetta e dell’amore tragico.
La partitura verdiana, sotto la direzione maestrale di Andriy Yurkevych, si è rivelata un fiume in piena, un’onda sonora che ha investito il pubblico, accompagnata da una compagnia canora di rara intensità.
L’allestimento, promosso dalla Fondazione omonima, ha inaugurato la stagione lirica cittadina con un impatto emotivo potente e duraturo.
L’apprezzamento del pubblico, manifestato con calorosi applausi, non è stato riservato unicamente al cast, impeccabile nell’esecuzione, né all’Orchestra Sinfonica Gioachino Rossini e al Coro Lirico Marchigiano ‘V Bellini’, ma anche alla regia di Giuseppe Dipasquale, direttore di Marche Teatro, che ha saputo tessere un tessuto scenico ricco di suggestioni visive e interpretative.
Dopo *La Traviata* al Massimo Bellini di Catania, Dipasquale dimostra una profonda comprensione del dramma verdiano, attualizzandolo senza banalizzarlo.
La storia, ambientata nella Spagna del XV secolo, è un intricato dedalo di rancori ancestrali.
Azucena, zingara tormentata dalla sete di vendetta per la morte di sua madre, incarna la furia primordiale che scatena una spirale di violenza.
Il suo gesto, il rapimento e l’incendio di un innocente, innesca una catena di eventi ineluttabili, mascherando un tragico errore identitario che amplifica il dolore collettivo.
La prima azione, densa di presagi, definisce il percorso narrativo, un labirinto di inganni e passioni devastanti.
Manrico, figlio adottivo di Azucena, cresce ignaro delle sue origini, ma il suo amore per Leonora lo trasforma in un guerriero e un trovatore.
Leonora, a sua volta, è oggetto del desiderio del Conte di Luna, fratello del Conte, che manipola gli eventi per separare gli amanti, culminando nel suicidio della giovane e nella morte del rivale, per poi scoprire, con orrore, di aver ucciso proprio il fratello.
Il ciclo della vendetta si chiude, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile.
La regia di Dipasquale, arricchita dalle proiezioni evocative di Francesco Lopergolo e dalle quattordici imponenti porte a specchio che fungono da quinta essenziale, ha conferito alla scena una dimensione onirica, sospesa tra la realtà e l’incubo.
I costumi, ispirati all’architettura medievale e realizzati da Stefania Cempini, contribuiscono a creare un’atmosfera crepuscolare, dove i personaggi appaiono come ombre inquiete, portatrici di un destino ineluttabile.
Le geometrie sceniche richiamano le opere di Escher, riflettendo la complessità psicologica dei protagonisti.
Il contrasto tra il fuoco della passione e il bianco della morte, incarnato da una figura eterea, amplifica la tensione drammatica.
Le esibizioni vocali e interpretative sono state all’altezza della sfida.
Salome Jicia, nel ruolo di Leonora, ha commosso il pubblico con la sua voce potente e la sua interpretazione commovente.
Valentina Pernozzoli ha saputo incarnare la furia e la sofferenza di Azucena, ottenendo un’ovazione.
Serban Vasile, Amadi Lagha, Yongheng Dong, Antonella Granata e Alessandro Fiocchetti hanno completato un cast di tutto rilievo.
La replica, prevista per il 12 ottobre alle ore 16.30, promette di riproporre un’esperienza teatrale indimenticabile, un viaggio profondo nell’animo umano, tra vendetta, amore e morte.








