Il confronto dialettico tra l’attuale Presidente del Consiglio e l’ex Primo Ministro Giuseppe Conte si è riacceso con una pungente replica sui social media, innescata dalle parole di Meloni pronunciate durante un evento ad Ancona.
La Presidente, citando il personaggio di “Conte Mascetti” del celebre film “Amici miei”, sembrava voler esprimere un giudizio, implicitamente critico, sulla figura dell’ex leader politico.
Conte, rispondendo con un tono a tratti sarcastico, ha immediatamente contrapposto una visione alternativa, accusando l’attuale governo di essere artefice di una “replica” contemporanea del film, una sorta di commedia amara dove favoritismi e posizioni di potere sono riservati a figure vicine al partito di maggioranza, a prescindere da eventuali ombre investigative che le gravino addosso.
L’allusione a inchieste in corso riguardanti presunte irregolarità nell’utilizzo di fondi Covid, rivolta a specifici membri del governo, aggiunge un ulteriore livello di polemica.
L’ex Primo Ministro non si è fermato alla critica delle nomine politiche, ma ha esteso le sue accuse alla politica economica.
Contestando le affermazioni di Meloni, Conte ha sottolineato come le scelte dell’attuale esecutivo abbiano lasciato in eredità ai cittadini una situazione di disagio, caratterizzata da un aumento delle tasse, delle accise e una crisi delle pensioni.
Questa descrizione si configura come un’accusa di aver perseguito politiche economiche dannose per la popolazione.
Il confronto si allarga quindi a una diversa concezione del Paese.
Conte rivendica la sua visione di un’Italia progressista, fondata sulla priorità della legalità, non sui rapporti di convenienza, e sul sostegno alle piccole e medie imprese, pilastri dell’economia nazionale, a differenza di una politica che favorisce le lobby più influenti, come quelle del settore bellico e finanziario.
La replica, intrisa di un linguaggio colorito (“Giorgia, Wanna Marchi sarebbe fiera di te!”), denota una profonda divergenza ideologica e un contrasto di priorità che si traducono in politiche diametralmente opposte.
Il riferimento a Wanna Marchi, figura storica del mondo delle televendite, evoca un’immagine di populismo e spettacolarizzazione della politica che, secondo Conte, caratterizzerebbe l’attuale governo.
L’accusa, implicita, è quella di una gestione poco trasparente e più orientata all’apparenza che alla sostanza, a scapito del bene comune.