L’inclusione della cucina italiana nel prestigioso elenco del patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO rappresenta un traguardo di inestimabile valore, consacrando un’eredità culturale che trascende i confini geografici e temporali.
Un atto di lungimiranza promosso dal Ministro Francesco Lollobrigida, con il supporto del Ministro della Cultura Alessandro Giuli e dell’intero Governo Meloni, culminato nell’approvazione unanime a Nuova Delhi, durante la recente sessione del Comitato UNESCO.
Come sottolineato con entusiasmo dal Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, questo riconoscimento simboleggia un’identità nazionale plasmata da secoli di storia, innovazione e profonda connessione con il territorio.
La cucina italiana, pioniera in questo ambito di riconoscimento UNESCO, non è semplicemente un insieme di ricette o tecniche culinarie.
È una complessa narrazione culturale che affonda le sue radici in una miriade di influenze storiche, geografiche e sociali.
Dall’impatto delle civiltà etrusche, romane e greche, passando per le dominazioni straniere che hanno introdotto nuovi ingredienti e modi di preparare i cibi, fino alle dinamiche delle migrazioni interne e all’evoluzione delle tradizioni contadine, ogni piatto racconta un frammento della storia italiana.
L’unicità della cucina italiana risiede anche nella sua straordinaria diversità.
Ogni regione vanta una propria identità gastronomica, frutto delle peculiarità del suo ambiente naturale, delle sue risorse agricole e delle sue tradizioni locali.
Dalle risaie del Nord alle coste frastagliate del Sud, dalle montagne delle Alpi alle colline toscane, la varietà di ingredienti, sapori e tecniche culinarie è sconfinata.
Questa ricchezza è il risultato di un modello agricolo diversificato e sostenibile, legato al territorio e alla stagionalità dei prodotti.
Il riconoscimento UNESCO non celebra solo i piatti iconici come la pasta, la pizza o il risotto, ma valorizza l’intero ecosistema che li rende possibili: i produttori agricoli, i pescatori, i casari, i viticoltori, i maestri panettieri, le famiglie che tramandano di generazione in generazione i segreti della cucina tradizionale.
Si tratta di un patrimonio immateriale che si nutre di sapere, abilità e pratiche sociali, che richiedono un impegno costante per essere preservate e trasmesse alle future generazioni.
In questo contesto, il contributo delle Marche, come evidenziato dal Presidente Acquaroli, assume un significato particolare.
La gastronomia marchigiana, con le sue lenticchie di Castelluccio, il tartufo nero pregiato, i vini DOC e le ricette a base di pesce fresco, incarna perfettamente la filosofia della cucina italiana: un’espressione autentica di territorio, tradizione e creatività.
Il riconoscimento UNESCO, quindi, non è solo una vittoria per l’Italia, ma un invito a salvaguardare e promuovere la biodiversità culturale, a sostenere le filiere agroalimentari locali e a celebrare la ricchezza immateriale che rende l’Italia un paese unico al mondo.







