L’esperienza di crescere un figlio con disabilità è un viaggio irto di ostacoli, un percorso che trascende la comprensione di chi non l’ha affrontato direttamente.
Stefano Cencetti, candidato al Consiglio regionale delle Marche, incarna questa frustrazione, denunciando un sistema che, anziché offrire supporto alle famiglie, si rivela spesso un labirinto burocratico e una fonte di profonda insoddisfazione.
Il suo impegno politico, a sostegno della candidatura di Matteo Ricci alla presidenza della Regione, si focalizza sulla necessità urgente di un cambio di paradigma nell’assistenza e nell’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
La denuncia di Cencetti non è una semplice critica, ma la sintesi di un disagio diffuso, un grido di aiuto proveniente da un tessuto sociale martoriato da disservizi e carenze strutturali.
Un punto cruciale è rappresentato dal momento delicato dell’infanzia media, tra i nove e i dieci anni, quando il supporto istituzionale si dirada improvvisamente, lasciando i genitori in balia di un vuoto assistenziale.
Il passaggio all’età adulta diventa, così, un precipizio, un’improvvisa transizione per il giovane, mentre per la famiglia significa spesso l’inizio di un percorso incerto e faticoso.
La questione delle lunghe liste d’attesa per i servizi pubblici aggrava ulteriormente la situazione.
Cencetti sottolinea come, nel primo anno e mezzo dalla richiesta di assistenza, molti genitori si siano visti costretti a ricorrere a soluzioni private, un privilegio economico non accessibile a tutti, evidenziando una profonda disuguaglianza di opportunità.
Questa disparità economica, lungi dall’essere un mero dettaglio, è un sintomo di un sistema che premia chi ha più risorse, lasciando indietro chi è più vulnerabile.
Il cuore del problema, secondo Cencetti, risiede nella frammentazione e nella mancanza di coordinamento tra i diversi attori coinvolti: Azienda Sanitaria Territoriale (AST), istituzioni scolastiche e enti locali.
Questo disallineamento genera una situazione di responsabilità diluita, in cui ognuno si scarica l’uno sull’altro, lasciando le famiglie sole ad affrontare un percorso complesso e spesso frustrante.
L’assenza di una visione integrata, che metta al centro il benessere e la crescita della persona con disabilità, porta a una perdita di efficienza e a un depotenziamento dei servizi offerti.
Per affrontare questa problematica, Cencetti propone un piano d’azione che mira a superare le attuali carenze.
Si tratta di interventi concreti e mirati, tra cui l’estensione degli orari dei servizi sanitari, l’istituzione di un referente unico per ogni persona con disabilità, lo sviluppo di progetti di vita personalizzati, il potenziamento dei gruppi H (un modello di supporto basato sull’esperienza di persone con disabilità e i loro caregiver), la designazione dell’AST come fulcro del coordinamento e, soprattutto, un significativo incremento del personale dedicato all’assistenza.
L’obiettivo ultimo è quello di creare un sistema più equo, accessibile e inclusivo, in cui ogni persona con disabilità possa realizzare il proprio potenziale e vivere una vita piena e significativa, supportata da una rete di servizi efficienti e da una comunità accogliente.
Si tratta di un impegno che va oltre la semplice assistenza, mirando a costruire una società veramente inclusiva, dove la diversità sia valorizzata e ogni cittadino possa sentirsi parte integrante del tessuto sociale.