Un atto di intimidazione vile e inaccettabile ha colpito Donatella Ferretti, assessora comunale ad Ascoli Piceno e figura di spicco di Forza Italia nel territorio marchigiano, in un contesto politico già denso di aspettative legate alle imminenti elezioni regionali. La vicenda, resa pubblica dall’assessora attraverso i canali social, rivela un tentativo di destabilizzazione che mira a colpire non solo la persona, ma anche la sua famiglia. La missiva anonima, oltre a insulti personali e attacchi ingiuriosi sul suo aspetto fisico, include riferimenti spregevoli e dannosi rivolti ai suoi figli, configurando un tentativo di ricatto emotivo e una chiara violazione dei limiti della dialettica politica.La reazione di Ferretti è stata esemplare, scegliendo la trasparenza e la denuncia pubblica come risposta a questo atto di violenza verbale. Il suo messaggio, diretto all’autore della lettera, trascende la semplice replica, elevandosi a dichiarazione di principi: l’inutilità di anonimati e la richiesta esplicita di un confronto diretto e coraggioso. L’invito a presentarsi apertamente, rendendo noto che i suoi recapiti sono facilmente accessibili attraverso i canali ufficiali del comune, sottolinea l’importanza di un dibattito politico sano e costruttivo, lontano dalle ombre e dalle meschinità.La solidarietà a Donatella Ferretti non si è fatta attendere, con unanime condanna del gesto da parte di esponenti politici e della comunità locale. Valerio Pignotti, segretario provinciale di Forza Italia, ha espresso forte disapprovazione, sottolineando come un simile atto rappresenti un attacco non solo alla persona, ma all’intera classe politica impegnata nel servizio pubblico. L’episodio riemerge come un campanello d’allarme, evidenziando la fragilità del tessuto sociale e la necessità di proteggere le donne che si impegnano nella vita politica, spesso esposte a forme di pressione e molestie.Pignotti ha inoltre sollevato un punto cruciale: il rischio che un clima politico sempre più polarizzato e aggressivo possa sfociare in atti di violenza ancora più gravi. L’accusa, velata ma inequivocabile, rivolta a una presunta responsabilità della sinistra, per aver fomentato un dibattito politico basato su attacchi pretestuosi e strumentali, apre un dibattito più ampio sulla necessità di un cambiamento di rotta, volto a promuovere un dialogo costruttivo e rispettoso delle diversità, per evitare che l’odio e la rabbia offuschino la razionalità e la legalità. L’episodio pone, infine, una questione di sicurezza e di tutela delle figure pubbliche, richiedendo un’azione concreta da parte delle istituzioni per garantire un ambiente politico sano e libero da intimidazioni e violenze.
Intimidazione a un’assessora: attacco vile e ricatti sui figli
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