La cessione delle raffinerie marchigiane a investitori azzeri solleva interrogativi profondi e inattesi, ponendo in luce una frattura tra retorica patriottica e scelte economiche dirompenti.
L’operazione, consumatasi in un contesto politico regionale caratterizzato da un’interpretazione controversa del concetto di sovranità, emerge come un elemento di dissonanza.
Mentre le élite regionali declamano valori di difesa nazionale, il controllo di un’infrastruttura energetica cruciale per l’economia locale finisce nelle mani di un soggetto estero, legandosi a dinamiche geopolitiche complesse.
Questa circostanza si manifesta in un momento storico in cui le narrazioni dominanti sulla scena politica europea, alimentate da posizioni filo-guerra e da figure come Ursula von der Leyen, sembrano privilegiare considerazioni strategiche di ampio respiro a discapito delle reali esigenze delle comunità locali.
L’impatto di queste scelte, in particolare le sanzioni economiche imposte alla Russia, si riflette con particolare acutezza nelle regioni come le Marche, dove l’industria energetica e la produzione sono strettamente intrecciate.
Claudio Bolletta, candidato alla presidenza della Regione Marche per Democrazia Sovrana Popolare, insieme a Francesco Toscano, co-fondatore del partito di Marco Rizzo, intende portare all’attenzione pubblica questa problematica.
L’appuntamento a Pesaro (sabato 20 settembre, ore 16, Piazza del Popolo) e ad Urbino (ore 18:30, Cortile del Collegio Raffaello) si propone come un’occasione per un confronto diretto con la cittadinanza, al di là dei tradizionali schemi comunicativi e delle promesse vuote che spesso animano la politica di facciata.
La critica di Bolletta è rivolta a una classe politica che, con la sua spettacolarizzazione del dibattito pubblico, evita di affrontare le vere cause della crisi energetica e produttiva che sta erodendo il tessuto economico del territorio.
Le scelte di questi leader politici, spesso dettate da logiche di potere e da interessi particolari, ignorano il destino dei lavoratori che perdono il posto di lavoro e delle famiglie che lottano per sopravvivere.
Si tratta di una crisi multidimensionale, non riconducibile a semplici fattori congiunturali.
Essa è il risultato di una combinazione di elementi globali – come la dipendenza energetica, le tensioni geopolitiche e le politiche commerciali – e di scelte politiche locali che hanno contribuito a indebolire la capacità di resilienza del territorio.
Affrontare questa crisi richiede un approccio radicalmente diverso, che metta al centro la protezione dei posti di lavoro, la sovranità economica e la difesa degli interessi della comunità locale.
La riflessione non può limitarsi a un mero dibattito ideologico, ma deve tradursi in azioni concrete, in politiche innovative e in un nuovo patto sociale che riconsegni dignità e speranza al popolo marchigiano.