venerdì 12 Settembre 2025
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Scontro a Confindustria Ancona: futuro delle Marche in bilico

L’assemblea di Confindustria Ancona si è trasformata in un palcoscenico di contrasti, un crocevia di visioni per il futuro delle Marche.
Il confronto tra il candidato del centrosinistra, Matteo Ricci, e il presidente uscente Francesco Acquaroli, entrambi in corsa per la presidenza regionale, ha acceso un dibattito acceso, interrotto da un mormorio di disapprovazione proveniente dalla platea di imprenditori.
Al centro della disputa, una questione cruciale per lo sviluppo economico: il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria.

Ricci ha sollevato un interrogativo di portata significativa, presentando dati che, a suo dire, dimostrano una sottrazione di risorse pari a due miliardi di euro, derivante da una revisione dei piani per la linea ferroviaria Pesaro-Fano.

Questa decisione, a suo dire, compromette la capacità della regione di competere a livello nazionale e internazionale.

La sua accusa non si limita alla semplice riduzione dei fondi, ma punta a evidenziare una discontinuità strategica che penalizza il territorio.
Acquaroli, dal canto suo, ha contestato la ricostruzione di Ricci, adducendo una diversa interpretazione dei fatti, basata su un dialogo diretto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Secondo il presidente uscente, i fondi in questione non erano mai stati effettivamente destinati alla linea ferroviaria in questione e che la scelta del governo di concentrarsi su una linea ad alta velocità lungo la costa adriatica risponde a una visione strategica a più ampio respiro.

Si tratta di una riqualificazione delle risorse, non di una sottrazione, innescando un acceso botta e risposta che ha reso palpabile la divergenza di prospettive.

Il confronto non si è limitato alla questione ferroviaria.

Un altro nodo cruciale è emerso nel dibattito sul turismo, un settore vitale per l’economia marchigiana.
Ricci ha criticato la strategia di comunicazione e marketing adottata dall’amministrazione Acquaroli, definendola inefficace e incapace di raggiungere il pubblico desiderato.

Il progetto “Let’s Marche”, a suo dire, non ha generato il riscontro sperato e la stagione turistica non ha confermato le aspettative iniziali.

La sua proposta è quella di definire un “minimo comune denominatore” che sappia valorizzare le peculiarità del territorio, dal Tronto a Carpegna, puntando su un’identità legata al “buon vivere” e proponendo una nuova strategia di marketing che sappia intercettare le esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Acquaroli ha risposto con una difesa puntuale, supportata da dati concreti.

Ha sottolineato la significativa crescita delle presenze turistiche straniere (+28% rispetto al 2019) e un incremento complessivo di un milione di presenze rispetto a cinque anni prima.
L’immagine delle Marche, ha affermato, è stata efficacemente rilanciata a livello nazionale e internazionale, grazie a un lavoro di promozione mirato.
Ha inoltre evidenziato i progressi compiuti nella destagionalizzazione, con risultati positivi registrati nei mesi di aprile, maggio e settembre.

La crescita è da imputare alla valorizzazione delle aree interne, alla promozione della gastronomia locale e all’artigianato, elementi distintivi del patrimonio marchigiano.

Il confronto, al di là delle polemiche, ha offerto un’opportunità per analizzare le diverse visioni per il futuro delle Marche, mettendo in luce la complessità delle sfide economiche e la necessità di un approccio strategico integrato, capace di coniugare lo sviluppo infrastrutturale, la promozione del territorio e la valorizzazione delle risorse umane.

Il voto degli elettori sarà chiamato a decidere quale di queste visioni si dimostrerà più idonea a guidare la regione verso un futuro prospero e sostenibile.

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