L’annuncio governativo di un disegno di legge per estendere la Zona Economica Speciale (Zes) alle Marche e all’Umbria solleva più interrogativi che certezze, destando preoccupazione e suscitando un acceso dibattito politico.
Lungi dall’essere una risposta concreta alle reali esigenze del tessuto economico marchigiano, l’iniziativa appare, a giudizio di numerosi osservatori e rappresentanti politici, una strategia dilatoria, un palliativo che non affronta le radici profonde delle problematiche strutturali che affliggono la regione.
La differenza sostanziale tra un disegno di legge e un decreto legge è cruciale.
Mentre il primo necessita di un lungo e incerto iter parlamentare, esposto a modifiche e potenziali veti, il secondo, immediatamente applicabile, richiede una copertura finanziaria predefinita e una decisione governativa rapida.
L’assenza di questa copertura, unita alla natura dilatoria del processo legislativo, suggerisce una mancanza di reale volontà politica di fornire un sostegno immediato e tangibile alle imprese marchigiane.
L’inerzia mostrata dal governo regionale e nazionale negli ultimi anni, malgrado le richieste unanimi provenienti dal Consiglio Regionale, si configura come un quadro preoccupante.
Proposte concrete e strumenti legislativi, come la Zona Logistica Semplificata, la decontribuzione del 30% sul costo del lavoro e misure mirate a incentivare gli investimenti, sono state presentate e approvate a livello regionale, ma rimaste inattive a causa della mancanza di supporto governativo.
L’improvvisa “presa di coscienza” della Premier Meloni, in prossimità del periodo elettorale, alimenta i sospetti di una mossa populista, volta a capitalizzare consensi senza affrontare le sfide reali.
La decontribuzione del 30% sul costo del lavoro, applicata con successo in Abruzzo, ha generato un effetto distorsivo, incentivando gli investimenti nelle regioni limitrofe a discapito delle Marche, creando una competizione sleale che ha aggravato la situazione locale.
Un vero impegno per le Marche richiederebbe l’adozione di un decreto legge per estendere la decontribuzione anche alle imprese locali, un provvedimento che, tuttavia, implicherebbe un’allocazione di risorse che sembra essere assente dalle priorità del governo.
Il disegno di legge sulla Zes, al contrario, si presenta come una soluzione facile, una promessa vuota che non offre garanzie di risultati concreti e duraturi.
In definitiva, l’annuncio di un’estensione della Zes appare più un espediente propagandistico che una reale strategia di sviluppo economico.
Le Marche hanno bisogno di azioni decise, di investimenti mirati e di un sostegno governativo costante, non di promesse ambigue e di soluzioni dilatorie che rischiano di perpetuare una situazione di incertezza e di disagio per le imprese e i lavoratori locali.
La necessità di una visione strategica e di un impegno politico sincero non è mai stata così impellente.