Il Tribunale di Aosta ha respinto l’istanza d’urgenza presentata da Avs-Rete Civica, un movimento politico guidato da Elio Riccarand, contestando la piena applicabilità della nuova legge elettorale, che introduce le preferenze di genere, alle imminenti elezioni regionali del 28 settembre.
La decisione del giudice Giulia De Luca apre ora la strada a un eventuale ricorso in appello al tribunale in composizione collegiale, sollevando interrogativi cruciali sulla legittimità di modifiche legislative in prossimità di un voto.
L’evoluzione normativa in questione affonda le sue radici nel Consiglio Valle, dove la legge è stata approvata con una maggioranza semplice il 27 febbraio.
La sua promulgazione è avvenuta solo dopo il risultato positivo del referendum confermativo del 10 agosto, un passaggio obbligatorio, come previsto dallo Statuto speciale, sollecitato dalla minoranza parlamentare, rappresentante almeno un quinto dell’assemblea legislativa.
Questo processo dimostra la complessità del percorso legislativo in autonomia regionale, in cui l’espressione della volontà popolare, filtrata attraverso istituzioni rappresentative e referendum, si intreccia con la necessità di equilibri politici e garanzie costituzionali.
L’udienza del 9 settembre, nella quale si è consumata la discussione, ha visto contrapporsi le argomentazioni legali di Avs-Rete Civica, rappresentata dall’avvocato Ivan Libero Nocera, affiancato da Maria Cristina Carbone e dal costituzionalista Giovanni Boggero, e quelle dell’amministrazione regionale, difesa dal professor Marcello Cecchetti e dall’avvocato dirigente Riccardo Jans.
L’avvocato Nocera ha sottolineato come l’azione di Avs-Rete Civica non miri a contestare la validità intrinseca della legge o del referendum, ma a rivendicare un principio fondamentale dello stato di diritto: l’impossibilità di alterare le regole di una competizione elettorale già in corso.
In altre parole, si contesta la retroattività dell’applicazione di una normativa nuova a un processo elettorale già avviato, al fine di salvaguardare la parità di condizioni tra i candidati e l’integrità del processo democratico.
La questione sollevata da Avs-Rete Civica, al di là della specificità del caso regionale, apre un dibattito più ampio sulla ponderazione tra l’evoluzione del diritto e la stabilità del procedimento elettorale.
La modifica legislativa, pur legittima, può generare incertezza e percepita ingiustizia se applicata in maniera retroattiva, compromettendo il senso di correttezza e la fiducia dei cittadini nel sistema democratico.
Il parere dell’avvocato Marcello Cecchetti, difensore dell’amministrazione regionale, ha introdotto una ulteriore complessità: la presunta incompetenza del tribunale ordinario in materia elettorale, suggerendo che la questione dovrebbe essere sollevata nei confronti dell’atto di proclamazione degli eletti, posticipando, di fatto, l’azione di Avs-Rete Civica ad un momento successivo alle elezioni.
Questa interpretazione sottolinea come la corretta sede per la contestazione di una decisione elettorale possa essere diversa a seconda della natura del vizio denunciato, creando una intricata rete di competenze giurisdizionali.
La questione, quindi, non si limita a una disputa legale, ma si rivela un nodo interpretativo cruciale per la tutela del diritto elettorale e la garanzia di un processo democratico equo e trasparente.