L’incalzare degli ultimi focolai di dermatite nodulare contagiosa (DNC) in territorio francese sta rimodellando le frontiere della nostra sorveglianza veterinaria, estendendosi di ulteriori 500 metri.
Questa progressione implica l’inclusione di ulteriori due comuni, si affiancano a La Thuile (Courmayeur e Pré-Saint-Didier), ampliando il perimetro di intervento a un totale di 29 alpeggi, 107 aziende zootecniche e 2.
380 capi di bestiame, con un flusso migratorio che coinvolge anche realtà piemontesi.
La situazione, come precedentemente comunicato ai sindaci locali e al Consorzio Lattiero-Caseario della Valle d’Aosta (Celva), pone sfide complesse per la salute pubblica e per la salvaguardia del patrimonio zootecnico regionale.
L’approvazione ministeriale alla richiesta di vaccinazione preventiva, formalizzata a giugno, rappresenta un segnale di riconoscimento dell’urgenza e della gravità della situazione.
Parallelamente, il Ministero sta conducendo trattative informali con la Commissione Europea al fine di assicurare l’approvvigionamento delle dosi vaccinali necessarie, non solo per la popolazione bovina direttamente interessata dall’area di sorveglianza, ma potenzialmente per l’intero territorio nazionale.
La DNC, configurandosi come una malattia esclusa dal territorio dell’Unione Europea, determina una peculiare gestione delle risorse vaccinali, demandandone l’approvvigionamento, la distribuzione e l’utilizzo alla competenza esclusiva dell’Unione Europea.
Nei prossimi giorni, sarà elaborato un piano vaccinale dettagliato, che definirà le dimensioni della popolazione bovina da immunizzare, i tempi necessari per il completamento della campagna e le procedure normative da seguire.
Questo piano terrà conto delle specifiche esigenze locali e delle indicazioni fornite dalla Commissione Europea.
L’attenzione si concentra anche sulla mitigazione delle conseguenze economiche e sociali in caso di rilevazione di focolai positivi.
In tale scenario, è stata formalmente richiesta una deroga all’obbligo di abbattimento dell’intero allevamento, al fine di tutelare le razze autoctone, tre specie bovine in grave pericolo di estinzione e che costituiscono un inestimabile patrimonio genetico e culturale per la regione.
Si auspica un approccio flessibile e orientato alla ricerca di soluzioni innovative, tenuto conto della specificità del contesto valdostano.
Infine, si è formulata una richiesta mirata a consentire la lavorazione del latte crudo nelle aree soggette a restrizioni, prevedendo l’individuazione di uno stabilimento di stagionatura vincolato e monitorato.
Questa richiesta riflette l’importanza della filiera casearia per l’economia locale e si pone l’auspicio di una risposta positiva, che consenta di preservare le tradizioni e le competenze artigianali legate alla produzione di formaggi tipici.
La gestione di questa situazione richiede una complessa interazione tra autorità sanitarie, istituzioni europee e operatori del settore, con l’obiettivo di bilanciare la tutela della salute pubblica e la salvaguardia delle attività economiche locali.