27 febbraio 2025 – 06:33
Un appello che ha suscitato grande eco è stato recentemente pubblicato su diversi media italiani, firmato da oltre 200 ebree ed ebrei italiani. Questo appello, che ha generato un acceso dibattito all’interno e all’esterno della comunità ebraica, affronta tematiche scottanti legate alla situazione in Medio Oriente. Mentre il presidente Trump propone l’espulsione dei palestinesi da Gaza, la violenza continua a dilagare in Cisgiordania a opera del governo israeliano e dei coloni. Le firme raccolte si oppongono fermamente alla pulizia etnica e chiedono all’Italia di non essere complice di tali azioni.Il documento è stato promosso dal Laboratorio Ebraico Antirazzista e Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace, due organizzazioni impegnate nella ricerca di una soluzione pacifica per il conflitto in Medio Oriente, contrastando le politiche discriminatorie e di occupazione in Palestina. L’appello ha rapidamente guadagnato visibilità sui social media, ricevendo migliaia di condivisioni accompagnate dal commento “finalmente anche dalla comunità ebraica arriva una condanna contro il genocidio a Gaza”.Tuttavia, i vertici delle comunità ebraiche italiane hanno contestato aspramente questo appello. Riccardo Pacifici, ex presidente della comunità romana, ha respinto l’appello definendolo insignificante. Ha sottolineato la necessità che l’Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) prenda una posizione chiara rispetto a queste dichiarazioni firmate come ‘ebrei italiani’, esigendo una presa di distanza ufficiale da parte della presidente Noemi Di Segni insieme all’assemblea dei rabbini italiani e ai presidenti delle 21 comunità.Noemi Di Segni ha preferito astenersi dal commentare direttamente, ma un editoriale pubblicato su Shalom, rivista della comunità ebraica romana, si apre con un netto “NO” in risposta all’appello pubblicato su Repubblica. L’autrice dell’editoriale Angelica Edna Calò Livnè esprime profondo dolore per le perdite subite dai bambini uccisi durante i recenti eventi.Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre, si è mostrato particolarmente critico nei confronti dell’appello: pur concordando sulle critiche rivolte a Trump e al governo Netanyahu, ha espresso disaccordo sull’utilizzo del termine ‘pulizia etnica’.