Arrivederci a Enzo Moscato, l’eccezionale drammaturgo che ha rivoluzionato il teatro dopo Eduardo.

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15 gennaio 2024 – 12:15

Enzo Moscato, uno dei più grandi artisti del teatro napoletano, ci ha lasciato ieri sera all’età di 75 anni dopo una lunga malattia. Il suo primo lavoro significativo è stato “Scannasurice”, un controcanto realistico e surreale tra uomini e topi nella Napoli dei bassifondi. Questo spettacolo, che successivamente è diventato “Scanna-play-suric'”, ha mescolato vecchi testi con nuove parti in un collage teatrale doloroso e irridente. Moscato ha saputo rappresentare l’anima e la realtà esistenziale di Napoli in modo emblematico ed universale.Successivamente, con la regia di Mario Martone, è arrivato “Rasoi”, uno spettacolo che ha lanciato il nome di Moscato nel 1990. L’artista aveva già conquistato un posto fuori Napoli grazie a “Pièce Noire”, che gli aveva fatto guadagnare il Premio Riccione-Ater nel 1985. Con le sue opere, Moscato si è dimostrato un autore di grande forza e qualità, oltre che interprete talentuoso.Moscato era parte integrante della scena teatrale napoletana post-Eduardo, insieme all’amico Annibale Ruccello. Il suo stile non era influenzato solo da Eduardo De Filippo, ma anche da poeti come Viviani e da figure popolari come Patroni Griffi e Pasolini. La sua Napoli non era solo colorata o retorica; era una città infetta che Moscato metteva in scena con le sue opere, mostrando le miserie e l’anima di questa realtà.Nato nei Quartieri Spagnoli il 20 aprile 1948, sembrava che Moscato non si fosse mai allontanato da quella zona. Ha esplorato la realtà umana di Napoli, raccontando storie di guappi, puttane, femminielli, scugnizzi e disoccupati. Ma ha anche saputo cogliere l’essenza universale ed esistenziale della città, rappresentando la vitalità dolorosa e il disperato bisogno d’amore dei suoi personaggi.Moscato si è sempre ispirato alle storie terribili delle donne dei Quartieri Spagnoli. La sua formazione in filosofia negli anni ’70 gli ha permesso di analizzare i movimenti di liberazione sessuale con una prospettiva psicanalitica. L’oralità delle voci, dei toni e dei gesti che caratterizzavano quelle storie è scomparsa oggi, ma Moscato ha cercato di preservarla attraverso il suo linguaggio teatrale liturgico e rituale.Il suo lavoro includeva una miscela di lingue: oltre al napoletano inventato da lui stesso, utilizzava l’italiano, il latino, il francese e l’inglese. Un esempio significativo del suo talento è “Raccogliere e Bruciare”, una sorta di Spoon River personale in cui rievocava morti, prostitute e giovani persi. Queste figure affrontavano le loro vite confrontandole con ciò che avrebbero potuto essere se fossero state diverse. Moscato ha sempre cercato di superare il divario tra realtà e mito nelle sue opere.Oltre ad essere un attore teatrale, Moscato ha lavorato anche nel cinema ed è stato un cantante prolifico con quattro album all’attivo. Ha scritto circa cinquanta testi teatrali che denunciavano le ingiustizie sociali e riflettevano il suo impegno intellettuale. Ha ricoperto importanti ruoli nella direzione artistica del Mercadante – Stabile di Napoli (2003-2006) e del Festival di Benevento Città Spettacolo (2007-2009). I suoi numerosi premi includono il Riccione/Ater nel 1985, l’Idi nel 1988, l’Ubu nel 1988 e nel 1994, il Premio della Critica nel 1991 e il Napoli Cultura nel 2013. Nel 2018 ha ricevuto anche un Ubu alla Carriera.Mario Martone, che ha fondato i Teatri Uniti insieme a Moscato, lo ric

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