L’incertezza grava sul futuro del centro sociale Askatasuna di Torino, con l’apertura di un’operazione congiunta che coinvolge Digos, Carabinieri e Guardia di Finanza.
La vicenda, innescata da un’irruzione all’alba, solleva interrogativi complessi sulla governance dello spazio autogestito e sulla sua relazione con le istituzioni locali.
L’irruzione, comunicata attraverso canali social da parte di esponenti dell’attivismo, ha portato al rinvenimento di sei occupanti al terzo piano dell’edificio.
Questa scoperta contrasta potenzialmente con gli accordi stipulati tra il Comune e il comitato di garanzia, i quali formalmente prevedono una gestione limitata alle attività svolte esclusivamente al piano terra.
L’esistenza di attività in altre aree dell’edificio – e l’occupazione degli stessi – mette in discussione la validità e l’applicazione di tale accordo.
La vicenda Askatasuna si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra pratiche di autogestione, diritto e controllo del territorio.
Il centro sociale, da anni fulcro di iniziative culturali, sociali e politiche alternative, rappresenta un esperimento di convivenza tra una comunità autonoma e un’amministrazione pubblica.
L’accordo tra Comune e comitato di garanzia, concepito come un compromesso, mirava a regolamentare l’esistenza del centro, definendo ambiti di responsabilità e controllo.
Tuttavia, la persistente presenza di occupanti in aree non autorizzate, come evidenziato dall’operazione in corso, suggerisce una difficoltà intrinseca nel contenere le dinamiche di autorganizzazione e di resistenza che animano l’Askatasuna.
Questo solleva interrogativi non solo sulla capacità delle istituzioni di applicare le normative, ma anche sulla legittimità di un approccio basato sulla limitazione e sul controllo di spazi che aspirano ad essere luoghi di aggregazione e di espressione libera.
L’operazione di polizia, che vede un’intensificazione della presenza di forze dell’ordine e l’arrivo di ulteriori attivisti a supporto, rischia di acuire le tensioni e di polarizzare ulteriormente le posizioni.
Il futuro dell’Askatasuna, e più in generale di simili spazi di autogestione, pende ora da un filo, mentre si attendono i risultati dell’indagine e le decisioni che ne deriveranno, con implicazioni potenzialmente significative per il panorama sociale e politico della città.
La vicenda, lungi dall’essere un episodio isolato, mette in luce le complessità della gestione di spazi che incarnano valori di autonomia, partecipazione e resistenza al potere.






