La recente debacle elettorale in Calabria, che ha visto Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) mancata la soglia di sbarramento per accedere al Consiglio Regionale, ha innescato una profonda riflessione all’interno del partito.
Fernando Pignataro, segretario regionale di Sinistra Italiana, ha reso pubblica la inattesa rigettazione delle sue dimissioni dalla segreteria, un gesto che testimonia la volontà di rimanere in campo e contribuire all’analisi e alla ricostruzione del progetto politico.
La conferenza stampa, a cui hanno partecipato membri della segreteria e candidati, ha segnato l’inizio di un’autocritica serrata, tesa a comprendere le cause di un risultato ben più grave di quanto i sondaggi, già pessimistici, avessero prefigurato.
La sconfitta, definita da Pignataro come “auspicata” da una certa parte politica, si manifesta come la summa di un immobilismo pluriennale del centrosinistra.
Non si tratta solo di una questione di narrazione, ma di una profonda divergenza tra il messaggio veicolato e la percezione della realtà sociale ed economica calabrese.
La campagna elettorale, concentrata in un breve lasso di tempo, non è stata sufficiente a contrastare un’offensiva propagandistica protrattasi per cinque anni, alimentata da una narrazione spesso distorta e scollegata dalla vita quotidiana dei cittadini.
L’assenza di una voce oppositrice efficace, sia nelle istituzioni che sul territorio, ha contribuito a creare un vuoto che il centrodestra ha sapientemente colmato.
Pignataro ha sottolineato la necessità di un’analisi approfondita delle criticità interne ad AVS, esprimendo il rammarico di non aver superato il limite minimo di voti necessario per assicurarsi almeno un rappresentante in Consiglio Regionale.
Questo vuoto di opposizione, a suo dire, rischia di consolidare una dinamica di trasversalità e omologazione che ha storicamente afflitto il centrosinistra calabrese.
L’assenza fisica di Vito Lucano, figura chiave del panorama politico regionale, ha certamente amplificato questa debolezza, ma la radice del problema affonda più a fondo.
La candidatura di Pasquale Tridico alla presidenza della Regione è stata analizzata con un approccio pragmatico.
Riconoscendo le sue indubbie competenze e le sue valide proposte programmatiche, Pignataro ha ammesso che il suo profilo, pur eccellente, forse non possedeva la carica propulsiva necessaria per contrastare la campagna aggressiva del centrodestra.
Tuttavia, ha aggiunto, con un’amara lucidità, che probabilmente nessun candidato sarebbe stato in grado di vincere, data la profondità del divario tra le aspettative dei cittadini e la capacità del centrosinistra di soddisfarle.
La sconfitta, quindi, non è un evento isolato, ma il risultato di anni di scelte politiche e di un progressivo allontanamento dalle esigenze reali della regione Calabria.
L’analisi, ora, deve concentrarsi su come ricostruire un progetto politico che sappia ritrovare la fiducia dei calabresi e offrire una reale alternativa al modello dominante.