Nella suggestiva cornice della sala delle Madonne, all’interno del complesso monumentale Colle del Duomo a Viterbo, si è celebrata la presentazione di “Eco del Sacro”, un’opera che incarna la riflessione artistica di Francesco Maria Capotosti in preparazione al Giubileo 2025.
L’evento, che ha richiamato un pubblico attento e sensibile, ha offerto non solo la fruizione di una scultura di notevole pregio, ma anche un’occasione di dialogo tra fede, storia e contemporaneità.
L’opera, rimasta in esposizione fino al 2 novembre, si configura come una terracotta monumentale, arricchita da un delicato intarsio di gemme e pietre preziose.
Piuttosto che una mera rappresentazione figurativa, “Eco del Sacro” si propone come una meditazione sul ruolo del Pontefice, non come individuo storico, ma come archetipo spirituale, come punto di convergenza di una fede plurisecolare.
L’ispirazione risale alla maestosa scultura di Papa Bonifacio VIII, opera di Arnolfo di Cambio, figura chiave nel panorama artistico del Duecento, e fondatore dell’istituzione dell’Anno Santo del 1300.
Capotosti, reinterpretando il modello storico, ne estrae l’essenza, elevando il Papa a simbolo universale della Chiesa, custode di una tradizione millenaria.
La scelta della terracotta, materiale legato alla tradizione artigianale italiana e alla sua capacità di veicolare emozioni e narrazioni complesse, si rivela particolarmente efficace.
La preziosità dei gioielli incastonati, che illuminano la mitra, la ferula e l’anello piscatorio – simboli iconici del potere spirituale – accentua il valore evocativo dell’opera, creando un contrasto tra la materialità terrena della terracotta e la trascendenza del messaggio religioso.
Presenti all’evento, illustri figure del panorama culturale e religioso locale: don Massimiliano Balsi, vicario episcopale per la Pastorale della formazione culturale e tradizioni della diocesi di Viterbo, custode della memoria storica e delle espressioni artistiche della comunità; Elena Cangiano, di Archeoares, responsabile del polo Monumentale Colle del Duomo, garante della conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico; e Barbara Aniello, docente di iconografia cristiana alla Pontificia Università Gregoriana, esperta nel decifrare i linguaggi simbolici dell’arte sacra.
L’artista, durante il suo intervento, ha espresso come la scultura rappresenti un omaggio alla sua terra natale e al suo legame profondo con le radici culturali e religiose del territorio viterbese.
“Ho avuto l’opportunità di esporre le mie opere in contesti internazionali, ma questa mostra, in una sede così significativa per me, assume un valore emotivo e personale particolarmente intenso”, ha dichiarato.
“Ho cercato di creare un’opera che fosse al contempo testimonianza di fede e celebrazione della bellezza, un ponte tra il passato glorioso e le sfide del presente”.
“Eco del Sacro” si pone, dunque, come un segno tangibile della capacità dell’arte di dialogare con la spiritualità, la storia e la contemporaneità, invitando lo spettatore ad una riflessione profonda sul significato della fede e del ruolo della Chiesa nel mondo.








