Dopo un lungo silenzio eruttivo durato quasi tre decenni, il cratere Nord-Est dell’Etna ha riacquistato protagonismo, manifestando un parossismo inequivocabile: una spettacolare fontana di lava, accompagnata dall’emissione di una colonna di cenere e gas.
La notizia, diffusa dal vulcanologo Boris Behncke dell’INGV-Osservatorio Etneo, segna un evento significativo nel panorama vulcanologico del vulcano attivo più alto d’Europa.
Il cratere Nord-Est, il più antico dei quattro crateri sommitali attuali, rappresenta una figura peculiare nella storia eruttiva dell’Etna.
Per oltre quarant’anni, fino all’estate del 2021, ne ha costituito il punto più elevato, testimone silenzioso dell’evoluzione del vulcano.
La sua nascita, databile al 1911 alla base del cono centrale, fu seguita da una prima attività eruttiva nel 1917, un presagio di ciò che sarebbe venuto.
Tuttavia, il Nord-Est si distinse in maniera decisiva tra il 1977 e il 1978, introducendo nel repertorio eruttivo dell’Etna i cosiddetti “parossismi a raffica”.
Queste manifestazioni, caratterizzate da improvvise e violente esplosioni di lava e cenere, rappresentavano un fenomeno nuovo e sorprendente per i vulcanologi dell’epoca, divenendo poi l’attività più tipica e distintiva del vulcano siciliano.
La frequenza e l’intensità di questi eventi segnarono un’era di intensa attività, successivamente eclissata dall’ascesa del cratere Sud-Est, che da allora ha registrato centinaia di parossismi.
Il lungo periodo di quiescenza del Nord-Est, iniziato dopo il 1978, era diventato un argomento di speculazione e, in un certo senso, di rassegnazione tra gli osservatori.
Tentativi di risveglio, come quelli del 2016 e del 2019, si erano conclusi con l’attivazione di altri crateri, alimentando la convinzione che il Nord-Est avesse perso la capacità di generare parossismi.
Questo convincimento, espresso con una punta di ironia da Behncke, si è ora rivelato prematuro.
Il cratere Sud-Est, in contrasto con la latenza del Nord-Est, si è affermato come protagonista indiscusso, beneficiando forse di una configurazione tettonica e magmatica più favorevole alla generazione di parossismi.
La Bocca Nuova, pur con un’eruzione meno visibile a causa delle condizioni meteorologiche, ha anch’essa contribuito alla narrazione eruttiva dell’Etna, mentre la Voragine si è dimostrata dinamica e versatile.
L’eruzione del 2024 del cratere Nord-Est non è solo un ritorno alla ribalta per una struttura vulcanica antica, ma anche un promemoria della complessità e dell’imprevedibilità dei sistemi vulcanici.
La ripresa dell’attività del Nord-Est potrebbe indicare cambiamenti nei meccanismi interni del vulcano, potenzialmente influenzando l’attività degli altri crateri.
La dinamica vulcanica dell’Etna è un sistema interconnesso, dove l’attività di un cratere può avere ripercussioni sugli altri, rendendo l’interpretazione e la previsione di future eruzioni una sfida continua.
L’evento apre ora nuove prospettive di ricerca e osservazione, per comprendere meglio l’evoluzione del vulcano e i processi che ne governano l’attività.






