L’onere economico della gestione dei rifiuti urbani continua a rappresentare una sfida significativa per le famiglie italiane, con profonde disparità territoriali che emergono dall’analisi del rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva.
Genova si posiziona al terzo posto nella graduatoria dei capoluoghi di provincia con la tassa sui rifiuti (TARI) più gravosa, con una media di 509 euro annui per famiglia, un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente.
Questa cifra riflette una tendenza nazionale in crescita, dove la spesa media per la gestione dei rifiuti urbani è salita a 340 euro, un aumento del 3,3% rispetto al 2024.
La situazione genovese, tuttavia, si inserisce in un contesto più ampio di criticità nel Mezzogiorno.
Il dato più rilevante è che sette dei dieci capoluoghi con le TARI più costose si trovano in regioni meridionali, evidenziando un persistente divario socio-economico che incide direttamente sulle tasche dei cittadini.
Catania, con 602 euro, e Pisa, con 557, guidano la classifica, mentre Cremona (196 euro), Udine e Trento (199 euro ciascuna) si distinguono per tariffe significativamente più contenute.
Città come Napoli (496 euro), Reggio Calabria (484 euro) e Bari (432 euro) si collocano anch’esse in posizioni di svantaggio.
L’incremento della TARI non è un fenomeno isolato.
Riflette una combinazione di fattori che includono l’aumento dei costi di gestione, l’aggravarsi degli impatti ambientali legati allo smaltimento dei rifiuti e la necessità di adeguare le infrastrutture alla crescente complessità dei materiali da riciclare.
La media nazionale di 340 euro, pur indicando un aumento, non tiene conto delle profonde differenze regionali e comunali che caratterizzano il panorama italiano.
Analizzando la situazione specifica della Liguria, la TARI media per famiglia è stimata in 370 euro nel 2025, con un aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente.
La provincia di La Spezia presenta le tariffe più accessibili (242 euro), seguita da Imperia (319 euro) e Savona (409 euro), mentre Genova si colloca nella fascia media, sebbene con un costo che risulta particolarmente oneroso per una famiglia media.
Un elemento cruciale da considerare è l’efficienza nella raccolta differenziata.
Nel 2023, la Liguria ha registrato un tasso di raccolta differenziata pari al 58,3%, un dato inferiore alla media nazionale del 66,6%.
Questo dato suggerisce una correlazione diretta tra la capacità di differenziare i rifiuti e la sostenibilità economica del sistema di gestione.
Una maggiore efficienza nella raccolta differenziata permetterebbe di ridurre i costi di smaltimento e, di conseguenza, alleggerire l’onere fiscale per i cittadini.
L’analisi dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe sottolinea dunque la necessità di interventi mirati a migliorare l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti, promuovere la sensibilizzazione dei cittadini e incentivare pratiche di consumo più sostenibili.
Il divario territoriale, inoltre, richiede politiche di compensazione e di supporto alle regioni più svantaggiate, al fine di garantire una maggiore equità sociale e una distribuzione più giusta degli oneri economici.
La sfida è quella di trasformare la gestione dei rifiuti da un costo da sostenere a una risorsa da valorizzare, attraverso un approccio integrato che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini.







