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Indennizzi balneari: la svolta UE a rischio per il settore turistico.

La recente proposta di orientamento dalla Commissione Europea, volta a limitare l’ammontare degli indennizzi spettanti agli operatori balneari in seguito alla scadenza delle concessioni demaniali, suscita profonda perplessità e richiede una revisione urgente.
L’azione sembra in contrasto con gli impegni assunti a livello comunitario e con il quadro legislativo nazionale, generando incertezza e pregiudizio per un settore economico cruciale per l’identità e la vitalità costiera italiana.

Il dibattito sull’indennizzo dei balneari non è una novità.

Già il decreto-legge n. 131 del 2022, frutto di un complesso accordo con la Commissione Europea mediato dall’allora Ministro Raffaele Fitto, prevedeva meccanismi di compensazione.
Tuttavia, anche la precedente normativa, la legge n. 118 del 2022, sotto il governo Draghi, riconosceva la necessità di un adeguato risarcimento per gli operatori che vedono cessare un’attività consolidata nel tempo.

Questa necessità di indennizzo non è meramente una questione economica, ma si radica in una riflessione più ampia sul diritto alla proprietà, sulla tutela delle attività produttive radicate nel territorio e sulla garanzia della continuità di un servizio essenziale per il turismo e l’economia locale.
Gli stabilimenti balneari, infatti, rappresentano spesso un punto di riferimento per le comunità costiere, generando occupazione, mantenendo vive tradizioni e contribuendo all’immagine turistica del Paese.

La clausola di indennizzo, quindi, si configura come un elemento imprescindibile per la transizione verso un nuovo modello di gestione del demanio, che tenga conto non solo delle esigenze di tutela ambientale, ma anche delle implicazioni sociali ed economiche per chi opera in questi territori.
La brusca frenata proposta dalla Commissione rischia di vanificare gli sforzi compiuti finora, creando un clima di incertezza che potrebbe compromettere gli investimenti, la programmazione futura e la sostenibilità stessa di un settore che, con le sue specificità e la sua storia, è parte integrante del patrimonio italiano.

È fondamentale che le istituzioni europee e nazionali collaborino per trovare una soluzione che concilì gli obiettivi di tutela ambientale con il riconoscimento dei diritti acquisiti dagli operatori balneari, garantendo una transizione equa e sostenibile per tutti.
Il Sindacato italiano balneari (Sib) di Confcommercio, guidato dal presidente Antonio Capacchione, continuerà a vigilare su questo processo, sollecitando un confronto costruttivo e trasparente per tutelare gli interessi del settore e preservare la vocazione turistica costiera italiana.

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