La Luna e i Calanchi: Un Festival, un Borgo, un’Emozione.

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La quindicesima edizione del festival “La Luna e i Calanchi” ha lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio di Aliano, trasformando il piccolo borgo lucano in un vibrante crocevia di idee, emozioni e comunità.
Un’esperienza collettiva che ha superato le cifre – oltre venticinquemila presenze, quasi un centinaio di eventi diversificati – per abbracciare un significato profondo: la riscoperta del valore intrinseco della convivenza e della cura del territorio.
L’evento, che si è protratto per cinque giorni, ha rappresentato un vero e proprio laboratorio di resilienza e di immaginario collettivo.
L’accoglienza ha visto la partecipazione attiva di una vasta rete di persone, ospitate in oltre 650 tende, case private e strutture ricettive circostanti, generando un impatto economico e sociale significativo per l’intera regione.

Il cuore pulsante del festival non risiedeva tanto nei numeri impressionanti, quanto nella palpabile senso di gioia e appartenenza che ha pervaso ogni angolo del borgo e delle sue immediate vicinanze.

Un elemento particolarmente significativo è stato il rinnovato afflusso di giovani.

Più della metà dei partecipanti – un dato che testimonia la capacità del festival di attrarre e coinvolgere le nuove generazioni – proveniva da ogni parte d’Italia, portando con sé un’energia fresca e un desiderio di cambiamento.

Questa vitalità giovanile ha contribuito a rafforzare l’identità del festival come piattaforma per il dialogo intergenerazionale e per la promozione di una visione del futuro più inclusiva e sostenibile.

L’attenzione ai temi globali, in particolare la drammatica situazione umanitaria a Gaza, ha costantemente accompagnato le celebrazioni.

Il festival ha ribadito un principio cardine: la “paesologia” – la disciplina che studia il rapporto tra uomo e luogo – non può prescindere dalla compassione e dalla solidarietà verso chi subisce ingiustizie e violazioni dei diritti umani.

Aliano, in questo contesto, si è configurata come un esempio tangibile di come un piccolo borgo possa elevarsi a simbolo di resistenza e di speranza.

Il sindaco Luigi De Lorenzo e il direttore artistico Franco Arminio hanno auspicato che Aliano possa incarnare il ruolo di “capitale di un nuovo umanesimo delle montagne”, un luogo in cui la cultura non sia un mero elemento di intrattenimento, ma un motore di sviluppo sociale ed economico.
L’aspirazione è quella di trasformare Aliano da un borgo legato a un evento annuale in una comunità vivace e accogliente, aperta al dialogo e alla sperimentazione culturale durante tutto l’anno.
Il festival ha lasciato a tutti i partecipanti la sensazione di aver trovato un “altrove”, un rifugio da una società spesso disumanizzata, un luogo in cui i valori della comunità, della bellezza e della condivisione sono elevati a principi fondamentali.

Questo “altrove” si è progressivamente consolidato, diventando un bene comune, un patrimonio immateriale destinato a perdurare ben oltre la conclusione dell’evento.

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